Coronavirus, i numeri in chiaro. L’immunologa Viola sul caso Milano: «Non ha senso il coprifuoco alle 23 se tutti vanno a fare l’aperitivo alle 18»

di Fabio Giuffrida

Ed è polemica su quello che (non) è stato fatto in questi mesi: «Per il tracciamento siamo ancora senza tecnologie e personale. Sapevamo che la diagnostica sarebbe stata importante e, invece, ancora facciamo soltanto tamponi»

«Mi preoccupa di più questa seconda ondata di Coronavirus che la prima. Abbiamo ancora sette mesi prima che arrivi l’estate. Guardate, ad esempio, le terapie intensive. Ancora i posti letto ci sono ma manca il personale. Tra un paio di settimane saremo messi davvero male». A parlare a Open è l’immunologa dell’Università di Padova Antonella Viola alla luce dei dati di oggi che parlano di +19.143 contagi solo nelle ultime 24 ore con +57 persone in terapia intensiva.


«Non è stato fatto nulla per il tracciamento»

«Ma quello che più mi fa arrabbiare è che sta succedendo esattamente quello che sapevamo benissimo da mesi. Non è stato fatto niente per il tracciamento, siamo ancora senza tecnologie e personale negli ospedali. Sapevamo che la diagnostica sarebbe stata importante e, invece, ancora usiamo soltanto i tamponi. Intanto, è bene ricordarlo, non sono stati assunti biologi», ha aggiunto. Il ricorso ai vaccini, secondo l’immunologa, non sarebbe una soluzione visto che i primi saranno disponibili «non prima del prossimo anno e difficilmente tutti saranno vaccinati entro la fine del 2021».


Perché «il coprifuoco a Milano alle 23 non ha senso»

Adesso l’obiettivo è quello di fare chiusure mirate: «Usiamo i dati scientifici per capire da dove vengono i contagi. Chiudere tutto, infatti, sarebbe la soluzione più facile, ma non si può. Per la società sarebbe un disastro. Non vedo nemmeno il motivo di chiudere i negozi o i locali con i tavolini ben distanziati. Che senso ha?». Servono quindi interventi specifici, a seconda della condizione del territorio, sia dal punto di vista sanitario che sociale.

A Milano, ad esempio, «istituire un coprifuoco alle 21 o alle 23 non ha senso visto che la maggior parte delle persone si incontra alle 18 per l’aperitivo. Certo, non dimentichiamo che i proprietari di questi locali, che vivono di aperitivi, vanno sostenuti economicamente. Non avrebbe alcun senso, invece, un coprifuoco alle 21 in città come Vicenza o Rovigo dove a quell’ora, per strada, non c’è nessuno».

«Chiudere le università»

Per l’immunologa Viola bisognerebbe chiudere le università optando per la didattica in distanza: «È stato un grave errore farle riaprire. Le università, infatti, comportano lo spostamento di giovani da un posto all’altro, riempiono le città universitarie. La sera, poi, i ragazzi escono, fanno l’aperitivo e infine tornano a casa in treno». Discorso diverso, invece, per le scuole superiori dove «si potrebbe pensare, per gli ultimi due anni, di fare quattro giorni a distanza e uno in presenza oppure optare per turni pomeridiani». Tutto per evitare il sovraffollamento dei mezzi pubblici. «La differenza la facciamo noi. Abbiamo davanti un anno in cui bisognerà cambiare la nostra vita. Potremo vedere la famiglia e pochi amici», ha concluso.

Grafiche di Vincenzo Monaco

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