Geco è un vandalo e un artista, e sa bene il rischio che corre. Gli auguro il meglio

di Marco Miccoli

L’identificazione e la denuncia del writer romano ha suscitato pareri contrastanti. Il commento di Marco Miccoli, che cura il festival di street art Subsidenze di Ravenna

Quello che sta accadendo non è una novità, anzi: da circa 40 anni fa parte del mondo artistico dei graffiti. Lo facevano a New York negli anni 80, lo hanno fatto tutti i writer che hanno dipinto al 5 Pointz (complesso industriale a Queens, New York, dove i graffiti sono permessi ndr) nei primi anni 2000 e lo fanno anche oggi in tutto il mondo. Geco è un vandalo, un artista, ed è anche un writer.


Sa benissimo il rischio che corre, fa parte del gioco. C’è molta confusione su dove si può o non si può dipingere per strada e se il writing è illegale. Si potrebbe dire che allo stesso livello sono anche le associazioni che si autoproclamano paladine della pulizia e dell’anti-degrado, che vanno a dare del bianco dove prima magari c’era un pezzo di un artista.


Mi fa sorridere che nella descrizione del sequestro siano stati elencati i 13.000 adesivi, centinaia di bombolette spray, funi, estintori, corde, lucchetti, sei telefoni cellulari, computer, pennelli, rulli e secchi di vernice. Neanche fosse l’ingegnere che ha firmato il mancato restauro del ponte Morandi. E invece il suo nome e cognome sono stati sottoposti alla gogna mediatica, per cosa?

Si, avrà dipinto dove non si poteva, ma il danno che ha fatto è puramente una vernice che con poco si può risolvere. È il modo in cui è stato enfatizzato tutto questo, il processo mediatico a turbarmi – il fatto che si provi a “farsi belli” per aver preso il “criminale”, quando i Comuni vanno a cercare chi fa street art e writing per “riqualificare” i quartieri delle proprie città

Ho una domanda per la Raggi ma se la scritta Geco su un palazzo valesse 1 milione di euro lo definirebbe ancora un “vandalo”? Spero che tutto questo polverone porti all’artista una rivalsa mediatica e perché no, anche economica.

Marco Miccoli cura il festival di street art Subsidenze a Ravenna e si occupa di arte urbana legata anche al mondo dello skateboarding tramite il suo brand Bonobolabo.

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