Dalla minaccia dei visoni alle sei mutazioni: com’è cambiato SARS-Cov-2 e quanto è pericoloso adesso

di Giada Giorgi

Come tutti gli agenti virali, anche Covid-19 ha subìto mutazioni durante i mesi di pandemia. Tra gli effetti più discussi quello sulla maggiore contagiosità

Nei mesi complessi della pandemia e durante il sali e scendi della curva epidemica, uno dei dibattiti scientifici più frequenti è sempre rimasto quello relativo alle possibili mutazioni di Covid-19. SARS-Cov-2 è diventato meno aggressivo? Quello arrivato in Italia è differente da quello diffusosi a Wuhan? Quanti tipi di Covid-19 ci sono allora nel mondo? Domande legittime che spesso hanno generato opinioni contrastanti e a cui, ora in parte, gli esperti sono in grado di rispondere.


Il virus cambia

Come tutti gli agenti virali anche SARS-Cov-2 muta. La causa è il processo di replicazione da organismo ad organismo che può comportare il cambiamento delle caratteristiche di partenza. Un fenomeno che per Covid-19 è avvenuto dalle 5 alle 10 volte in meno rispetto per esempio al virus dell’influenza. La probabilità di mutamento quindi molto più bassa è dovuta alla cosiddetto “sistema di riparo” del suo genoma in grado di correggere in maniera più efficace le mutazioni che avvengono durante la trasmissione.


6 mutazioni

Quella che scientificamente viene riconosciuta a Covid-19 è una evoluzione definita “spontanea” e che ha prodotto finora 6 sottogruppi differenti rispetto al primo SARS-Cov-2 comparso a Wuhan ormai più di 9 mesi fa.

Quanto sono pericolose

Come spiegato anche da Science, gli effetti delle mutazioni studiate in vitro e sugli animali non sembrano essere pericolose per l’uomo. Una tra le 6 però sembrerebbe fare eccezione ed è la cosiddetta mutazione D614G. Si tratta di un errore di replicazione del gene che codifica la proteina Spike, utilizzata da Covid-19 per agganciare altre cellule e quindi diffondersi negli organismi. La modifica D614G secondo gli scienziati non avrebbe avuto alcun effetto sulla salute dell’uomo non rendendo SARS-COV-2 più mortale o pericoloso. Il dibattito scientifico però è ancora aperto riguardo agli effetti che la mutazione potrebbe avere avuto sulla potenza di contagio.

Se il sospetto sostenuto finora da numerosi esperti era quello di un potenziamento della trasmissibilità del virus e quindi una mutazione che lo aveva reso più forte nella sua contagiosità, lo studio pubblicato il 25 novembre su Nature, rassicurerebbe sulla totale neutralità dell’effetto di D614G sui contagi. «Nessuna delle mutazioni ricorrenti in circolazione fino ad oggi mostra prove di essere associate alla trasmissibilità virale» Nel testo formulato dal team di ricerca dell’University College di Londra si legge:

Nessuna delle mutazioni ricorrenti in circolazione fino ad oggi mostra prove di essere associate alla trasmissibilità virale.

Il pericolo visoni

I 12 casi di infezione riguardanti gli operatori di un allevamento di visoni in Danimarca ha destato l’attenzione nazionale e mondiale su un possibile rischio di mutazione pericolosa. I contagi infatti sarebbero partiti da varianti trasmesse dagli animali allevati replicatisi poi nell’essere umano. Il ministero della Sanità danese ha rassicurato sul fatto che tale variante, chiamata “cluster 5” non è più attualmente in circolazione e che la mutazione del virus partita dai visoni non presenta alcuna conseguenza per l’uomo. L’ultima affermazione è stata supportata da un articolo pubblicato su Nature il 13 novembre scorso da parte di ricercatori dell’Università di Oxford. Il team di studiosi ha concluso che:

Le mutazioni associate al visone di cui siamo a conoscenza non sono associate a una rapida diffusione, né a cambiamenti nella morbilità e mortalità. Ci sono poche prove che consentono al virus di diffondersi più facilmente tra le persone, renderlo più mortale o mettere a repentaglio terapie e vaccini.

Ma i ricercatori sostengono anche che l’abbattimento degli animali è necessario, «data la diffusione rapida e incontrollata del virus nei visoni», rilevata in più di 200 allevamenti da giugno, «che rende gli animali un’enorme fonte virale che può facilmente infettare le persone». Il 10 novembre, il governo danese ha presentato una legislazione per consentire l’abbattimento e ha esortato gli agricoltori a iniziare il processo.  

Mentre il Guardian parla di sette Paesi alle prese con mutazioni del virus provocate dai visoni, al momento l’Italia sembra essere scampata al cluster 5. Il ministero della Salute ha però preferito attuare una strategia preventiva sospendendo fino a febbraio 2021 tutte le attività degli allevamenti di visoni del Paese.

Continua a leggere su Open

Leggi anche: