Report dell’Iss, perché non si può abbassare la guardia: in un mese quasi 13 mila morti e 801 mila casi. Alta incidenza a Bolzano e Val d’Aosta – Il rapporto

di Cristin Cappelletti

L’analisi dei dati dell’Istituto Superiore di Sanità mostra come l’età media delle persone infette sia salita a 48 anni

Sono quasi 23 mila gli operatori sanitari risultati positivi al Coronavirus in Italia negli ultimi 30 giorno. Lo rivela il report dell’Istituto superiore di Sanità anticipato venerdì scorso che evidenzia come in tutto il Paese sono stati 800.953 i casi totali di infezione. Nello stesso periodo sono state 12.904 le vittime e 304.531 i guariti. I dati, aggiornati al 29 novembre, mostrano come l’età media dei casi sia di 48 anni, aumentata quindi dopo il calo dell’estate. Il 48,3% dei contagiati sono maschi e il 51,7% femmine; l’11% ha sotto i 18 anni, il 15,5% è over 70, il 29% ha tra 51 e 70 anni e la maggior parte, il 44,3%, ha tra 19 e 50 anni. Nonostante, l’incidenza del contagio per 100 mila abitanti sia complessivamente in calo nelle ultime due settimane, ci sono alcune Regioni, come la Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Bolzano che riportano la maggiore incidenza con, rispettivamente 1.423,85 e 1.322,70 casi per 100.000 abitanti.



Come spiegato anche nei mesi scorsi, la capacità del Sars-Cov-2 di infettare è collegata alla variazione della temperatura: nei mesi caldi diminuisce, e aumenta nelle stagioni più fredde. Gli esperimenti condotti dal Dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss, hanno dimostrato che innalzando la temperatura fino a 28 gradi centigradi, la temperatura massima prevista per il mese di giugno, la carica virale subisce un drastico decadimento entro le prime 24 ore dall’emissione di droplet infette, mentre per raggiungere gli stessi livelli di decadimento alla temperatura di 20-25 gradi centigradi (considerata la “temperatura ambiente”) sono invece necessari tre giorni.

«I nostri dati aiutano a spiegare il perché le condizioni ambientali estive più sfavorevoli per il virus ne abbiano rallentando la diffusione e il contagio – ha chiarito il virologo Fabio Magurano, che ha coordinato lo studio – al contrario, l’abbassamento delle temperature permette al virus di resistere di più e nel contempo giustifica una maggiore capacità delle goccioline respiratorie di persistere e diffondersi nell’ambiente, favorendo la diffusione del virus e il contagio».

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