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La corsa per stanare la variante Covid: tamponi per i 44 mila italiani tornati dal Regno Unito. Il primo caso italiano è una donna dei servizi segreti

22 Dicembre 2020 - 08:24 Felice Florio
Le autorità sanitarie stanno predisponendo il piano di contenimento della variante britannica, già entrata in Italia: si spera di impedirne la diffusione con tamponi e tracciamento dei contatti stretti dei connazionali transitati dal Regno Unito

La storia del Coronavirus è anche la storia dei ritardi di governi e organizzazioni nel rendere pubbliche le informazioni sulla pandemia. Un anno fa, il principale imputato era la Cina, accusata di aver cercato di insabbiare le polmoniti di Wuhan. Adesso gli occhi del mondo sono puntati sul Regno Unito, accusato di aver comunicato in ritardo l’insorgenza di una nuova variante di Sars-CoV-2. Il nuovo virus, con diverse mutazioni accumulate nella proteina spike, è così sfuggito alle maglie dei controlli ed è già stato rintracciato in altri Paesi. Italia compresa.

Il piano sui tamponi a chi è rientrato

È scattato così un gigantesco piano di test e tracciamento che andrà a verificare l’eventuale presenza del Sars-CoV-2 su circa 44 mila passeggeri che, nelle ultime due settimane, sono decollati dalla Gran Bretagna. L’ordinanza ad hoc del ministro della Salute Roberto Speranza punta a rintracciare la maggioranza dei possibili positivi a questa variante, secondo alcuni scienziati estremamente contagiosa. Nonostante le autorità del Regno Unito avessero individuato un impennata di contagi a poco prima della metà di dicembre, l’allerta è scattata soltanto domenica 20.

«La situazione è fuori controllo», aveva dichiarato, laconico, il ministro alla Salute britannico Matt Hancock, domenica pomeriggio: solo allora è arrivata la prima comunicazione sulla variante agli omologhi europei. Da quel momento, è scattato il blocco per aerei, treni e auto con a bordo persone che «nei quattordici giorni antecedenti hanno soggiornato o transitato nel Regno Unito». Per gli individui già presenti sul territorio nazionale, è fatto obbligo di segnalarsi immediatamente alle Asl di competenza, «per sottoporsi a test molecolare o antigenico».

La corsa contro il tempo prevede un massiccio contact tracing dei contatti di decine di migliaia di cittadini che hanno soggiornato nel Regno Unito nelle ultime due settimane. Solo in questo periodo, sono stati 113 i voli partiti da Londra verso gli scali italiani, scrivono Berberi e Sarzanini sul Corriere della Sera. Tra Malpensa e Linate, aeroporti che servono la città di Milano, negli ultimi 14 giorni sono atterrate circa 9 mila passeggeri provenienti da Londra. A Fiumicino e Ciampino, aeroporti di Roma, la quota di viaggiatori decollati dalla capitale britannica è di circa 7 mila. Calcoli che, purtroppo, non tengono conto di chi è arrivato in Italia facendo scalo negli hub internazionali.

Il primo caso italiano

Al momento, si segnala la presenza di diversi connazionali bloccati nel Regno Unito: sono schizzate le richieste alla Farnesina da parte dei cittadini italiani che chiedono di poter tornare a casa dopo aver effettuato il tampone. La speranza è che il ministero degli Esteri predisponga dei voli speciali per il rimpatrio. Intanto, in Italia, la variante del virus britannica è già entrata: il primo caso corrisponde a quello della funzionaria dell’intelligence in servizio all’Aise, 42 anni, compagna di un militare britannico 45enne. Entrambi si trovano chiusi in casa, sotto stretta osservazione medica, alle porte di Roma.

Al momento solo la donna risulta positiva alla variante britannica ma, fortunatamente, è asintomatica: ha sviluppato solo un leggero raffreddore. È probabile che sia stato il suo compagno a fare da vettore del Sars-CoV-2, poiché la donna non si è allontanata da Roma negli ultimi tempi. Invece lui, ormai in congedo dal servizio militare e dipendente di un importante istituto di credito, aveva viaggiato recentemente in Gran Bretagna per motivi lavorativi. Adesso, la preoccupazione è che la presenza della variante britannica nel territorio italiano, creduta molto più contagiosa, possa pregiudicare i piani del governo di ritorno alla zona gialla nazionale subito dopo l’Epifania. A rischio anche la riapertura delle scuole.

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