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Coronavirus, i numeri in chiaro. Il biologo Bucci: «La variante? Scoperta grazie all’efficienza inglese nella raccolta dati»

23 Dicembre 2020 - 20:30 Felice Florio
Per il biologo, professore della Temple University di Philadelphia, i dati in possesso sul ceppo di virus isolato in Inghilterra non sono sufficienti a dimostrarne la maggiore trasmissibilità

«Analizzare i dati giornalieri della pandemia è inutile. Anzi, controproducente». Il biologo Enrico Bucci, esperto del settore biofarmaceutico e professore della Temple University di Philadelphia, preferisce non commentare il numero, seppur di impatto, comparso oggi sul bollettino della Protezione Civile: è stata superata la soglia dei 70 mila morti in Italia. Altri 553 decessi, altri 14.522 nuovi positivi e 216 nuovi ingressi in terapia intensiva. «Osservo, però, che la discesa delle curve epidemiche sta rallentando».

Cosa vuol dire?

«Come insegna il caso recente della Francia, è probabile che moltissimi positivi sfuggano all’intercettazione. Tornando alla questione dei morti, aver raggiunto quota 70 mila decessi indica che siamo al cospetto di un evento fuori portata. Bisogna andare molto indietro nel tempo per trovare una catastrofe di questa entità».

La preoccupa cosa accadrà nelle prossime settimane?

«Sono sinceramente molto preoccupato perché, da un lato, c’è la stanchezza della popolazione nei confronti delle misure di contenimento, dall’altro, la discussione politica è davvero disordinata. E il caos non fa altro che aiutare il virus nella sua diffusione».

C’è, invece, un elemento di ottimismo al quale possiamo aggrapparci?

«Ormai siamo arrivati a un passo dall’inizio della somministrazione dei vaccini. Purtroppo in Italia il processo di vaccinazione sarà molto lento e sicuramente ci saranno delle criticità. D’altro canto, la sicurezza di questi vaccini sembra già adesso molto buona. Potremo osservare quanto accadrà negli altri Paesi, che ci anticiperanno nelle campagne vaccinali, per capire se l’immunità sarà sufficiente ad arrestare l’avanzata del Coronavirus».

Si aspettava che, alla fine del 2020, la situazione sanitaria del Paese potesse essere ancora così grave?

«Potevamo arrivare molto peggio alla fine di quest’anno. Non tanto dal punto di vista epidemiologico, ma dal punto di vista dei risultati delle ricerche scientifiche sul Sars-CoV-2: in questo campo siamo stati bravi, e anche un po’ fortunati».

Ma è arrivata la variante britannica ad aggravare il quadro.

«Innanzitutto non chiamiamola variante britannica, ma variante isolata in Inghilterra. Ad ogni modo, è una famiglia del virus che circola da tempo. Contemporaneamente, se ne cominciano a trovare tante altre. Ce n’è una in Sudafrica, una in Malesia. Il punto è che i giornali, su stimolo della politica, si stanno accorgendo solo adesso di questa questione. Ad ogni modo, è solo grazie all’efficienza della raccolta dati britannica che possiamo parlare di questa variante. Sappiamo che sta prendendo prevalenza in certe zone del Regno Unito, non sappiamo se prevarrà anche in altre aree del mondo. L’estate scorsa, la variante spagnola non si è espansa ovunque. Con le evidenze che abbiamo oggi, non c’è alcuna ragione di preoccuparsi di questa variante piuttosto che di un’altra».

È vero che gli adattamenti del virus lo rendono meno pericoloso per l’uomo?

«Questo è un mito da sfatare: gli adattamenti di un virus sono anzitutto favorevoli al virus stesso. Secondariamente, a certe condizioni particolari, possono essere anche favorevoli a noi. Resta il fatto che i virus vanno tenuti sotto stretta sorveglianza perché è naturale che mutino. Questo, l’Inghilterra lo sta facendo molto bene, l’Italia no. Il Sars-CoV-2 muta e può circolare nelle specie animali: è cominciato così, partendo dai pipistrelli per poi colonizzare l’uomo. Solo a Wuhan, abbiamo rilevato almeno 3-4 mutazioni importanti, una di queste è quella che domina il mondo oggi. Stiamo semplicemente assistendo al film dell’evoluzione di questo virus».

Eppure la politica ha lanciato un allarme importante per questa specifica variante.

«Il dato epidemiologico di questa variante doveva arrivare all’Oms e alle autorità sanitarie. Il messaggio corretto doveva essere: “Signori, abbiamo un gruppo di virus con queste mutazioni, appuriamo prima che si espanda perché si sono verificate queste alterazioni”. Il senso dell’allarme lanciato dagli scienziati britannici è questo. Trasformare il discorso in “Abbiamo un agente ancora più pericoloso di quello precedente” è stupido. Come lo è fare questi proclami perché conosciamo ancora pochissimo di queste varianti».

Davvero ha una capacità di trasmissione del 70% maggiore rispetto alla variante del virus più diffusa nel mondo?

«Non si sa da dove salti fuori la percentuale del 70%, sulla base di quali conti. Altresì, non si può escludere che questo ceppo virale si espanda più velocemente degli altri ceppi in Inghilterra. Se, come dicono, questa variazione è in giro da tempo, stiamo osservando un Rt che era già cresciuto mesi fa. L’Rt, è bene ripeterlo, dipende dalla genetica del virus e dai comportamenti delle persone. Per riassumere, bisogna stare molto attenti a parlare di maggiore infettività o trasmissibilità. Sarebbe più corretto attendere le prove in laboratorio. E, in ogni caso, non cambierà nulla per la popolazione, che deve continuare ad osservare gli stessi comportamenti di prima».

Come si individuano le nuove varianti e, in Italia, si fa un buon lavoro per rilevarle?

«Si fa il sequenziamento del virus prelevato con il tampone. Una volta sequenziato, si compara con gli altri virus già noti inseriti nei database. Se si riscontra la stessa sequenza in più individui, vuol dire che è stata individuata una nuova variante. Per essere rilevante, deve trovarsi in molti pazienti. Da aprile a oggi, l’Inghilterra ha fatto più di 150mila sequenziamenti, mentre l’Italia circa mille».

Con questa buona dose di incertezza, ritiene giusto riaprire le scuole a gennaio?

«Non so cosa sia giusto fare o meno. Quello che so è che il virus, per tutto il mese di gennaio, circolerà ancora a livelli molto alti. Qualunque riapertura dovrà essere fatta diversamente da come si è operato in passato. Scordiamoci che possa accadere nelle scuole ciò che è successo a settembre: questa volta il monitoraggio deve essere tempestivo. Testare, tracciare, isolare. Subito. Altrimenti, anche nelle scuole, come all’esterno, avremo casi di infezione».

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Nota – Sono stati corretti due passaggi nell’intervista: da «Il Sars-CoV-2 muta con il fine di espandersi nelle specie animali» a «Il Sars-CoV-2 muta e può circolare nelle specie animali» (siccome «i virus non hanno uno scopo», come ci spiega lo stesso Bucci) e da «L’estate scorsa, la variante spagnola non si è espansa oltre i confini nazionali» a «L’estate scorsa, la variante spagnola non si è espansa ovunque».

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