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Per gli studenti italiani quello in Dad è un anno sprecato. E la colpa è tutta degli adulti incapaci di decidere – Il sondaggio

05 Gennaio 2021 - 08:40 Maria Pia Mazza
Dall’indagine di Ipsos e Save The Children, “I giovani ai tempi del Coronavirus”, emerge un preoccupante spaccato del disagio giovanile e della poca fiducia nel futuro degli adolescenti italiani

Stanchezza, incertezza, preoccupazione, irritabilità, ansia, ma anche disorientamento, nervosismo, apatia, scoraggiamento e il pensiero di aver sprecato un anno della propria vita. È una commistione di sensazioni ed emozioni negative quella emersa nel corso della pandemia di Coronavirus tra le studentesse e gli studenti delle scuole superiori italiane, secondo l’ultimo rapporto di Ipsos e Save The Children, I giovani ai tempi del Coronavirus. Già, perché nel mezzo dello loro sviluppo cognitivo-comportamentale e sociale tra la fase adolescenziale e quella di giovani adulti, la pandemia ha influenzato non solo l’umore, ma anche i comportamenti degli studenti italiani tra i 14 e i 18 anni.

Alti tassi di abbandono scolastico e la rabbia contro gli adulti, incapaci di gestire la crisi

Dall’analisi emerge che il 28% degli studenti durante il primo lockdown primaverile, durante la prima ondata, ha visto almeno un proprio compagno o compagna di classe abbandonare completamente le lezioni; mentre un 7% segnala invece di averne persi almeno 3. Tra le principali cause d’assenza e di abbandono la difficoltà di connessione per la didattica a distanza e la mancanza di concentrazione. Dati allarmanti, a cui si aggiunge la stima per cui almeno 34.000 studenti delle scuole superiori, a causa delle assenze prolungate, potrebbero trovarsi a rischio di abbandono scolastico, in un Paese dove i tassi di abbandono scolastico sono già elevati. Un’indagine da cui emerge anche una profonda frattura generazionale: circa il 50% dei giovani si sente accusato, dagli adulti, di essere diffusore del virus e, al contempo, il 65% dei giovani ritiene infatti di star pagando l’incapacità degli adulti di gestire la pandemia. Certo, anche l’ultimo passo falso del governo sulla riapertura delle scuole, inizialmente prevista per il 7 gennaio e slittata all’11 gennaio, rischia di non fa altro che dare ulteriore forza a tale idea.

Dad bocciata e preoccupazione per la propria resa didattica

Ma non solo. Più di 1 studente su 3 ritiene che la didattica a distanza abbia peggiorato la propria preparazione scolastica, e 4 su 10 ritengono di aver avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare. Il 50% degli studenti e delle studentesse sottolinea di aver avuto problemi di concentrazione durante la didattica a distanza, mentre il 40% dice di aver rilevato problemi tecnici. Solo 1 studente su 5 ha visto un cambio di approccio e di modalità d’insegnamento da parte degli insegnanti, con l’impiego di app e giochi didattici e contenuti multimediali, mentre per la restante parte di studenti le lezioni si sono svolte senza alcun cambiamento rispetto alle lezioni frontali in presenza. E anche la predisposizione all’impiego della didattica online, quale mezzo per imparare cose nuove, è visto con forte scetticismo dal 72% dei giovani, con il 51% degli intervistati che ritiene che con tale metodo didattico sia impossibile rispettare i programmi ministeriali scolastici. Più in generale, il 38% degli studenti ha bocciato, in toto, la Dad.

Un anno sprecato e la poca fiducia nel futuro

E a inasprire l’impatto negativo sul fronte emotivo-relazionale e sociale, la metà dei giovani ritiene di aver sprecato un anno della propria vita. Un anno in cui l’85% dei giovani ritiene di aver compreso l’importanza di relazionarsi in presenza, ma che ha minato profondamente il loro approccio alla socialità e alle relazioni: 6 adolescenti su 10 ritengono di aver perso la capacità di socializzare, il 63% dice di aver sofferto per non aver potuto vivere le esperienze sentimentali adolescenziali, il 57% ritiene che il proprio stato d’animo sia peggiorato e il 52% ritiene che il lockdown abbia messo a durissima prova le amicizie. E il futuro? Ma quale futuro? Solo 1 giovane su 4 ritiene che tutto tornerà come prima, mentre il 43% ritiene che la pandemia sarà un vero e proprio spartiacque nella propria vita.

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