Vaccini anti-Covid, l’eurodeputato Lange: «Con il blocco degli export torniamo agli egoismi nazionali»

Per il presidente della Commissione sul commercio internazionale, l’eurodeputato tedesco Bernd Lange, la decisione della Commissione segna un passo indietro che rischia di avere delle ricadute sulla filiera produttiva

Bernd Lange è un eurodeputato nel gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo e presidente della Commissione sul commercio internazionale. Il suo commento sull’ultima decisione della Commissione europea è tagliente: «Temo che possa portare a un ritorno ai nazionalismi vaccinali». La decisione a cui si riferisce è quella di applicare un nuovo meccanismo di controllo che apre alla possibilità di bloccare gli export dei vaccini verso i Paesi terzi. «Non posso che prendere atto – continua – che per la Commissione europea non esiste alcuna alternativa per garantire che i vaccini ordinati siano consegnati in tempo, ed è chiaro che è dovuto alla mancanza di trasparenza sui contratti».


Se in conferenza stampa sia la Commissaria Ue per la Salute, Stella Kyriakides, sia il vicepresidente per la Commissione europea Valdis Dombrovskis, hanno più volte sostenuto che si tratta di una misura a tutela dei cittadini Ue, per Lange rappresenta un ritorno agli egoismi nazionali (per non dire nazionalisti) della prima fase dell’epidemia, quando si faceva a gara anche tra i Paesi europei per accaparrare mascherine e ventilatori polmonari. Non solo. Una scelta del genere è anche espressione di una profonda contraddittorietà da parte dell’esecutivo comunitario.


«Fino a poche settimane fa – dichiara a Open – all’Organizzazione mondiale del commercio la Commissione invitava altri Paesi a limitare l’uso delle restrizioni sugli export. Invece di essere all’avanguardia nel coordinamento globale della produzione e distribuzione del vaccino, questo è un passo indietro». Secondo Lange, anziché pensare a restrizioni, i Paesi europei farebbero meglio a puntare sulla produzione interna. Come nel caso della casa farmaceutica francese Sanofi, che nei giorni scorsi ha stretto un accordo per produrre il vaccino Pfizer-BioNTech. «Questa è la mia principale critica alla Commissione europea: avrebbe dovuto esserci l’obbligo di partnership con altre società per estendere la capacità di produzione del vaccino».

Il ritorno degli egoismi: le possibili ricadute

Nei fatti, il nuovo meccanismo di controllo – che dovrebbe entrare in vigore già domani e che durerà per il momento fino a marzo – permetterà di capire quali vaccini verranno esportati dall’Unione europea, in che quantità e verso quali destinazioni. Come ha spiegato Dombrovskis, il nuovo regolamento avrà anche un valore retroattivo di tre mesi, permettendo quindi di «gettare una nuova luce sulle tendenze di export nelle ultime settimane e mesi», un riferimento non tanto velato ad AstraZeneca. Comunque, ciascun Paese membro potrà decidere, in concerto con la Commissione, se e quali esportazioni bloccare.

«Ora – aggiunge Lange – è importante non intensificare ulteriormente lo scontro. Potrebbe avere un effetto domino e indurre anche altri Paesi ad introdurre nuove restrizioni all’esportazione». A partire dal Regno Unito, visto che non sono mancati i motivi di tensione con l’Unione europea dalla fine della Brexit, come nel caso della decisione di Londra di non riconoscere lo status diplomatico dell’Ambasciata Ue. Ma più in generale, il proliferarsi di blocchi sarebbe un’eventualità preoccupante per l’Ue visto che, come ricorda Lange, «gli ingredienti più importanti per produrre i vaccini provengono da tutto il mondo».

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