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Crisi di governo, braccio di ferro tra Pd e Italia Viva. Bettini: «O Conte o le elezioni anticipate». Renzi: «Il solito spauracchio, si voterà nel 2023»

31 Gennaio 2021 - 07:41 Redazione
L'esponente dem: «Siamo disponibili a ricomporre la maggioranza, ma nessun cambio alla guida». L'ex premier non chiude a un esecutivo istituzionale. E su Arcuri: «Non è Superman»

Liquida l’ipotesi del voto anticipato come il «solito spauracchio», torna a mettere nel mirino il commissario Domenico Arcuri, e tiene aperta la porta – come già aveva fatto ieri – a un governo istituzionale, pur chiarendo che la prima scelta è un esecutivo politico. All’indomani dell’incontro con il presidente della Camera Roberto Fico, Matteo Renzi dice: «Finalmente si parla di contenuti. Questa è una crisi sulle scelte da fare per il futuro. Un governo istituzionale? Io penso che sia preferibile una soluzione politica. Ma nel caso in cui questa dovesse fallire accompagneremmo con rispetto le decisioni del capo dello Stato. Prima proviamo a fare il governo politico».

Bettini: «Occorre fare presto»

Questo governo, secondo il Pd, dev’essere guidato da Giuseppe Conte. Dice Goffredo Bettini al Corriere della Sera: «Siamo disponibili a ricomporre la maggioranza di governo messa in crisi da Italia Viva. E Conte deve guidarla. Occorre fare presto, perché ogni giorno che passa il dibattito pubblico si allontana sempre di più dalle preoccupazioni degli italiani». Secondo Bettini, Conte è l’unica soluzione, «perché ha lavorato bene ed è popolare; ha riportato l’Italia nella sua naturale collocazione europeista; ha già ottenuto la fiducia alla Camera e un ampissimo consenso al Senato». L’alternativa, secondo Bettini, è «un governo elettorale che ci porti al voto a giugno».

Renzi non crede a questa ipotesi: «È il solito spauracchio per terrorizzare qualche parlamentare preoccupato – dice il leader di Italia Viva – . Prima di votare c’è da fare il Recovery plan, gestire i vaccini, fare il semestre bianco ed eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Lo sanno anche i muri. Qualche dirigente politico si finge di essere un raffinato stratega giocando la carta della paura sui senatori. Ma tutti sanno che al voto non si andrà prima del 2023». La questione, dice Renzi, «è capire se ci sarà un governo politico o tecnico e chi lo guiderà. Draghi? Eviterei di tirarlo per la giacchetta».

Renzi: «Dibba non è un problema»

Quanto alle parole di Alessandro Di Battista in seguito al mancato veto del M5s a Renzi («Se apriamo a lui, grazie e arrivederci»), il leader di Italia Viva commenta: «I problemi dell’Italia di oggi si chiamano vaccini, scuole, debito pubblico, infrastrutture, lavoro, ricerca, sostenibilità ambientale, geopolitica. Su questi temi stento a comprendere quale significativo contributo possa portare Di Battista. Ma fortunatamente fatico anche a considerarlo un problema». Renzi torna poi su Arcuri, che vorrebbe vedere quantomeno depotenziato: «Arcuri non può passare dai contratti di sviluppo nel Mezzogiorno all’acciaio, dai banchi a rotelle alle mascherine ai vaccini. Non ci riuscirebbe nemmeno Superman. E Arcuri comunque non è Superman».

Il leader di Italia Viva commenta infine le polemiche sulla sua visita nei giorni scorsi in Arabia Saudita, dove ha intervistato il controverso principe ereditario Mohammed bin Salman: «Sono stato a fare una conferenza. Ne faccio tante, ogni anno, in tutto il mondo. È un’attività che viene svolta da molti ex primi ministri, almeno da chi è giudicato degno di ascolto. Sono certo che anche il presidente Conte, quando lascerà Palazzo Chigi, avrà le stesse opportunità di portare il suo contributo di idee». Quanto all’Arabia Saudita, continua Renzi, «stiamo parlando di uno dei nostri alleati più importanti. Il regime saudita è un baluardo contro l’estremismo islamico, la forza politica ed economica più importante dell’area».

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