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Da «Conte Draghila» al buon rapporto con Merkel: «Per i tedeschi ora Draghi è l’uomo giusto per uscire dalle crisi» – L’intervista

04 Febbraio 2021 - 07:20 Cristin Cappelletti
Le politiche espansive, il taglio dei tassi di interesse, e l'ira dei risparmiatori tedeschi. Oggi però sono in molti a Berlino a riconoscere all'ex governatore della Bce che «le sue strategie hanno salvato l'Eurozona», spiega l'ex giornalista del Wall Street Journal Matthew Karnitschnig

L’Italiano che nessuno voleva. All’ex presidente della Banca Centrale Europea non erano bastati i titoli accademici, un dottorato al Mit, e una lunga esperienza come economista per guadagnarsi la fiducia della Germania. Nel 2011, Mario Draghi succede a Jean-Claude Trichet alla guida della Bce in un momento in cui l’Europa deve affrontare la più grave crisi finanziaria dal crollo di Wall Street del 1929. Da subito la sua nomina fa discutere. Per alcuni economisti tedeschi Draghi non è l’uomo giusto per guidare l’Europa fuori dalla crisi del debito dell’Eurozona ed evitare il default di Paesi come Spagna e Italia. E per molti continuerà a non esserlo durante tutti gli otto anni del suo mandato.

Crisi, scetticismo e sfide

Due anni dopo aver lasciato Francoforte, il professore di economia è tornato sulla scena europea, questa volta per gestire una crisi tutta italiana. Dopo aver accettato l’incarico del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «si trova davanti un’altra sfida», scrive il giornale tedesco Deutsche Welle che ricorda anche il rapporto difficile tra Draghi e le banche centrali dei Paesi “frugali” del Nord Europa e delle Germania durante i suoi anni alla Bce. «Sicuramente i conservatori sono stati molto critici sul suo operato, ma alla fine del suo mandato in molti hanno riconosciuto che le sue strategie hanno salvato l’Eurozona».

A parlare a Open è Matthew Karnitschnig, capo redattore di Politico Europa. Conoscitore di vecchia data del presidente della Bce, l’ex reporter del Wall Street Journalist fu il primo ad ottenere nel 2012 un’intervista da Mario Draghi in un periodo in cui la Germania era molto scettica sulla sua figura, soprattutto «perché era italiano», fa notare Karnitschnig.

Video: Il “Whatever It Takes” davanti al forum degli investitori di Londra, 26 luglio 2012

Il Quantitative Easing e l’opposizione tedesca

Nel 2014, Draghi mette in pratica il «Whatever it takes» pronunciato due anni prima. Con la strategia del Quantitative Easing (QE) il presidente della Bce annuncia un piano di acquisto di titoli di stato dalle banche per immettere denaro nell’economia europea e finanziare cosi la grave crisi del debito sovrano. Per la prima volta il presidente della banca centrale espande il raggio d’azione della Bce. «Sicuramente era una mossa molto espansiva per una Germania non abituata a questo tipo di politiche fiscali», spiega Karnitschnig.

«La Germania era, ed è, un Paese di risparmiatori e quando Draghi era presidente i tassi d’interesse erano stati tagliati a un livello che aveva danneggiato i risparmiatori con limitate disponibilità economiche». Per il consiglio degli economisti tedeschi il mandato della Bce non era quello di generare rendimenti adeguati per i risparmiatori, ma piuttosto di mantenere la stabilità dei prezzi.

Video: L’ultimo discorso di Mario Draghi alla Bce, 30 ottobre 2019

Il ruolo di Angela Merkel

Dietro le quinte di una Germania che accusa “l’italiano” di sacrificare i risparmiatori tedeschi, c’è però la stretta collaborazione con Angela Merkel. «C’erano continui colloqui e chiamate», osserva Karnitschnig. Una relazione che rivela anche un apprezzamento in buona parte del Bundestag per l’operato di Draghi. La Germania dell’austerità «ha appoggiato molte delle politiche di Draghi», dice Karnitschnig che chiarisce come quel  «Whatever It Takes» non fosse in realtà nei piani dell’ex presidente della Bce: «Non sarebbe stato necessario se Merkel e gli altri leader avessero adottato un’unione fiscale».  

Una politica espansiva

Ma, due anni dopo quel «Conte Draghila» che in molti accusavano di aver prosciugato i conti dei risparmiatori tedeschi, la reputazione di Draghi in Germania si è rafforzata: «In molti, dai socialdemocratici ai membri dei cristiani democratici della Cdu, credono che Draghi sia la persona giusta per gestire una crisi», spiega invece Jan Mallien esperto di politica monetaria tedesca e commentatore per il quotidiano tedesco Handelsblatt. Per Mallien «Draghi ha saputo influenzare in qualche modo anche le politiche economiche tedesche», più vicine, anche solo in parte, a una strategia più espansiva e meno ortodossa.

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