L’addio di Di Battista agita il M5s. Casaleggio avvisa: «Rischiamo di perdere chi ha detto no a Draghi»

Il presidente di Rousseau: «La leadership del Movimento metta da parte l’arroganza. Il governo? Ho paura che farà catenaccio». I timori di Crimi sulla tenuta dei gruppi

Sono agitate le acque in casa M5s dopo l’addio annunciato da Alessandro Di Battista. Un addio arrivato in segno di rottura con il via libera della maggioranza degli iscritti su Rousseau al premier incaricato Mario Draghi e, soprattutto, con l’ala governista del Movimento. Di Battista, al pari di Barbara Lezzi, non solo si era schierato per il “no”, ma aveva anche lanciato la proposta dell’astensione come via d’uscita per provare a evitare lo strappo. Proposta rilanciata dal presidente di Rousseau Davide Casaleggio, ieri, a votazioni in corso, ma rispedita subito al mittente dal capo politico, Vito Crimi: nessuna ulteriore votazione sarebbe seguita ad un eventuale “no” della base. Un alt a Di Battista e allo stesso Casaleggio.


Casaleggio: «Al M5s serve la coerenza di Di Battista»

«Alessandro è fondamentale per il Movimento», commenta ora Davide Casaleggio in un’intervista al Corriere della Sera. «È una persona che stimo, in grado di portare avanti con coerenza i principi e le battaglie del Movimento. Questa sua scelta dimostra per l’ennesima volta l’onestà intellettuale di Alessandro ed è proprio di questa coerenza che ha bisogno il Movimento». Nelle parole di Casaleggio, un avvertimento nemmeno troppo velato alla leadership del M5s: «Chi oggi guida l’azione politica del Movimento dovrà fare in modo di non gestire questo momento con arroganza o la larga parte contraria a questa scelta potrebbe allontanarsi».


Il braccio di ferro tra eletti e Rousseau

Sullo sfondo, infuria da tempo il braccio di ferro tra gli eletti e il figlio del fondatore Gianroberto Casaleggio sulla gestione della piattaforma. Non solo la maggior parte dei post pubblicati sul Blog delle Stelle esce ormai quasi unicamente a firma di Rousseau, ma è proprio l’associazione di Casaleggio che in queste settimane si sta dando da fare per riorganizzare i territori, federare gli attivisti, organizzarli in sedi digitali. In parlamento, la pattuglia dei “dissidenti” – da Lezzi a Danilo Toninelli – ha proporzioni ben inferiori rispetto a quel 40% che ieri ha votato “no” al governo Draghi. Ma questo non basta a rassicurare la leadership del Movimento.

Crimi: «Il mandato è vincolante». Ma c’è chi minaccia il “no”

Parlando del governo Draghi, Casaleggio commenta: «Ho paura che sarà una partita con lo schema catenaccio per difendere le riforme fatte. Tuttavia questo è un momento di costruire il futuro, non di difendere il passato». In seno al M5s, c’è già chi, come il deputato Andrea Colletti, dice che «al 95%» voterà “no” al governo», nonostante il verdetto di Rousseau. Che ci siano timori sulla tenuta dei gruppi emerge anche dalle dichiarazioni di Crimi, che si è affrettato a sottolineare: «Il mandato che gli iscritti ci hanno conferito è chiaro: il Movimento 5 Stelle sosterrà il nuovo governo. La democrazia del Movimento passa per il voto degli iscritti che è vincolante».

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