Una giornata tra i «panchinari dei vaccini» di Roma: quelli che aspettano le fiale avanzate

Il modello, ispirato a quello israeliano, è stato messo in funzione dalla Regione Lazio. L’obiettivo, per i medici, è quello di non sprecare nemmeno una dose di vaccino

Li hanno ribattezzati i “panchinari” del Covid. Sono i pazienti che aspettano di ricevere un vaccino contro il Coronavirus. Sono le riserve delle liste d’attesa. Il modello, ispirato a quello israeliano, è stato messo in funzione dalla Regione Lazio. L’obiettivo, per i medici, è quello di non sprecare nemmeno una dose di vaccino. Come? Ogni giorno, come da protocollo, le dosi Pfizer e Moderna non somministrate a fine giornata vengono affidate alle Uscar – le squadre di medici e infermieri che si occupano della lotta al Covid-19 – e somministrate agli over 80 che hanno già prenotato la vaccinazione. Un sistema basato su un equilibrio che per ora funziona a pieno regime, «ma non si sa ancora per quanto», come spiegano dal nuovo hub per le vaccinazioni di Roma, nato all’interno dell’Auditorium Parco della Musica e inaugurato lunedì 15 febbraio. «Non possiamo sprecare nemmeno una dose. Per questo, dopo esserci consultati in videoconferenza con i colleghi israeliani, abbiamo importato un espediente che ci permetterà di far rendere ogni fialetta anti-Covid al 100%», aveva detto giorni fa l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato


Vaccini e liste d’attesa

All’Auditorium vengono fornite fiale di vaccino Moderna per circa 176-177 pazienti, ogni giorno. Il numero dei soggetti cui inoculare il farmaco corrisponde tendenzialmente a un multiplo di 11. Questo perché, nonostante la scheda tecnica della società farmaceutica parli di 10 dosi somministrabili con una fiala, i medici sanno di poterne ricavare una undicesima per quasi tutti i flaconi. «Ottimizzare il numero di dosi è necessario, le forniture sono limitate», spiega la direttrice del reparto Maurizia D’Amore. Le fiale aperte, una volta trascorso del tempo, hanno un’autonomia di sei ore. Scaduto il tempo, sono da buttare tra i rifiuti speciali. Ma i sondaggi raccolti dall’inizio della campagna vaccinale dimostrano che ogni giorno «una quota compresa tra l′8 e il 10% di chi si è prenotato per la somministrazione non si presenta all’appuntamento». Dunque come fare per non sprecare nemmeno una goccia di siero? Si passa alla lista delle riserve.


Il sistema della “panchina” è in moto già da qualche giorno. Un elenco blindatissimo, stilato dalla Asl, cui i medici hanno accesso solo per prendere i dati di coloro che dovranno chiamare all’ultimo minuto. In pratica, non possono modificarlo in alcun modo. I pazienti inclusi in queste liste d’attesa sono per lo più persone che già in precedenza avevano perso il loro turno per la vaccinazione, oppure medici di famiglia che ancora non erano stati inseriti nelle graduatorie, o medici over 80. «Il punto è che sta diventando complicato riuscire a mettere insieme 9-10 persone per completare la “panchina”», spiega D’Amore, «nel momento in cui abbiamo somministrato solo una delle 11 dosi disponibili in fiala».

«Quando, alle 18, cominciamo a consultare le liste messe a disposizione dalla Asl e a fare le telefonate – che, è vero, hanno un preavviso limitatissimo -, ci troviamo di fronte a persone che si rifiutano di presentarsi per i motivi più disparati. Da quelli più legittimi, come il medico di famiglia che non può chiudere lo studio all’improvviso perché magari ha ancora pazienti da visitare, alla casalinga che dice “no” perché si sta facendo la piega dal parrucchiere. O chi è andato a trovare la famiglia e non può muoversi». La situazione, spiega, «potrebbe diventare drammatica». Per adesso, infatti, l’iter è filato liscio, «in barba a tutti i problemi che ci sono stati, come le forniture delle dosi». Ma, conclude D’Amore, di questo passo, «la “panchina” potrebbe cominciare a non funzionare più e ci vedremo costretti a buttare le dosi avanzate». Uno spreco giudicato «inammissibile, vista la quantità esigua di vaccini che arrivano giornalmente».

Vaccini nel Lazio: a che punto siamo

A ieri, 19 febbraio, nel Lazio sono state somministrate in tutto 301.739 dosi di vaccino anti Covid, pari al 77,6% delle dosi consegnate, ovvero 388.620. Dal primo marzo, la Regione ha fatto sapere che partirà la vaccinazione dei 65enni. E le dosi potranno essere somministrate dai medici di medicina generale. Il vaccino in questione sarà quello prodotto da Astrazeneca, che richiede due richiami. Non solo. Da mercoledì 17 febbraio, si sono raggiunte 10mila prenotazioni per quello riservato ai docenti e al corpo scolastico di scuole e università. La nota dolente riguarda 12 operatori sanitari: il vaccino anti-Covid non li ha resi immuni e sono risultati positivi al virus nonostante avessero ricevuto anche il richiamo.

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