Il Ceo di AstraZeneca in audizione al parlamento Ue: «Ritardi dovuti a una bassa produttività. I brevetti? Inutili senza know how»

Pascal Soriot ha ribadito che l’azienda saprà recuperare i ritardi accumulati sinora. E sui mercati secondari: «Noi riforniamo direttamente i governi»

Era quasi scontato che tra le aziende farmaceutiche in audizione al parlamento europeo oggi, 25 febbraio, le domande più dure da parte degli eurodeputati presenti sarebbero state indirizzate ad AstraZeneca. L’azienda anglo-svedese in settimana ha annunciato una riduzione nelle consegne di dosi del vaccino anti-Coronavirus all’Unione europea durante il secondo trimestre, anche se poi ha provato a correggere il tiro. La deputata socialista Jytt Guteland ha definito «inaccettabili» i ritardi. Il Ceo Pascal Soriot, da parte sua, ha insistito sull’efficacia del vaccino nella riduzione delle ospedalizzazioni – Soriot ha citato uno studio condotto in Scozia su oltre 1 milione di persone, secondo cui con una dose del vaccino il tasso di ospedalizzazioni diminuisce del 94% – e sul fatto che l’azienda saprà recuperare i ritardi accumulati sinora.


Il perché dei ritardi

«Il motivo per cui l’offerta è più bassa del previsto è molto semplice – ha dichiarato Soriot -: ha a che fare con una resa e una produttività inferiore rispetto alle nostre aspettative. Si tratta dopotutto di un processo biologico molto complesso che coinvolge migliaia di elementi da monitorare e che comporta una fase di apprendimento. In alcuni siti la produttività è aumentata molto rapidamente mentre altri siti sono stati un po’ più lenti. Abbiamo migliaia di persone che lavorano 24 ore al giorno e 7 giorni a settimana per cercare di aumentare la produzione».


«Come voi anch’io sono deluso che l’output iniziale sia più basso rispetto alle nostre aspettative – ha dichiarato Soriot in un primo momento – ma voglio assicurarvi che stiamo facendo tuto il possibile per aumentare la produzione e consegnare 40 milioni di dosi entro il primo trimestre del 2021, vaccinando così oltre il 10 percento della popolazione europea». Se i ritardi sono dovuti alla produttività degli impianti, secondo Soriot è inutile pensare che la condivisione dei brevetti possa rappresentare una vera soluzione. «Va capito che per produrre in un nuovo sito bisogna formare le persone, ci vuole transfer tecnologico», ha dichiarato. Insomma serve tempo e competenze per sviluppare nuova capacità produttiva.

Gli accordi con il Regno Unito

Rispetto alle critiche mosse verso l’azienda per non aver destinato le dosi prodotte in Uk verso l’Unione europea, Soriot prima ha tentato di rassicurare i suoi interlocutori dichiarando che «la stragrande maggioranza di ciò che viene prodotto nell’Ue, incluso lo stabilimento olandese, verrà fornito all’Ue». Poi, in un secondo momento, ha spiegato che anche se tutta la fornitura d’Oltremanica fosse diretta verso l’Europa, «cambierebbe poco per oltre 400 milioni di abitanti» visto che si tratta di forniture fatte per «65 milioni di abitanti». Mentre il Ceo è rimasto sul vago rispetto alla domanda di una eurodeputata che chiedeva se c’erano accordi preesistenti che legavano gli impianti britannici all’Unione europea, la sua risposta sull’esistenza di ipotetici mercati secondari è stata netta: «Noi riforniamo direttamente i governi».

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