Immigrazione clandestina, smantellata una grande rete nel nord Italia. C’è anche un legame con l’attentatore di Londra

L’associazione ha favorito l’immigrazione illegale in Europa, in particolare in Germania, Francia e Paesi del Nord. Uno dei membri della cellula era in contatto con Ahmed Hassan, il cittadino siriano responsabile dell’attentato terroristico alla metropolitana di Londra del settembre 2017

Cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, di cui due estese in ambito europeo, e due arresti domiciliari nei confronti di cittadini iracheni di etnia curda. Sono questi i provvedimenti presi dalle autorità dopo che la Digos di Trieste ha smantellato un’organizzazione che in cambio di ingenti somme di denaro procurava documenti falsi per aprire la strada dall’Europa a gruppi di persone provenienti dal Kurdistan iracheno. I poliziotti hanno effettuato anche diverse perquisizioni che hanno coinvolto un cittadino italiano. Una decina di persone risultano al momento indagate ma, non trovandosi in Itali, le ricerche sono state estese anche all’estero. L’operazione, denominata Hub, ha riguardato, oltre che Trieste, numerose città del nord Italia.


Le indagini e il legame con Ahmed Hassan

Le indagini sono cominciate da una serie di approfondimenti su un cittadino iracheno di 30 anni, residente a Trieste, risultato in contatto con Ahmed Hassan, alias Aziz Aljaf, 22 anni, il cittadino siriano responsabile dell’attentato terroristico compiuto il 15 settembre 2017 a Londra, quando un ordigno rudimentale fu fatto esplodere a bordo della metropolitana alla stazione Parson Green. Un attentato che fu successivamente rivendicato dall’Isis. Dalle indagini non risulta tuttavia che le persone arrestate o indagate abbiano commesso reati inerenti il terrorismo internazionale.


Della cellula facevano parte da numerosi altri complici. Questa associazione transnazionale ha favorito l’immigrazione illegale in Europa, in particolare in Germania, Francia e Paesi del Nord. I migranti irregolari sono prevalentemente curdi originari dell’area siro-irachena, con transito e tappa per Trieste, ritenuta dagli investigatori un centro di snodo della cosiddetta “rotta balcanica”. Ovviamente, i migranti pagavano una ingente somma in danaro per ottenere la possibilità di transitare e i documenti falsi.

L’inchiesta ha anche appurato che alcuni componenti della cellula triestina, anche con l’aiuto economico dell’organizzazione transnazionale, hanno “aperto” basi logistiche con lo stesso scopo in altri luoghi del Nord Italia, tra cui la Provincia di Bolzano. Quello che potrebbe essere il capo dell’organizzazione – individuato anche grazie ad un’articolata collaborazione internazionale di polizia – è stato arrestato in Germania e fermato dalle autorità tedesche in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria triestina.

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