Covid, in futuro potrebbe colpire le fasce più giovani della popolazione. Ecco come «finirà» la pandemia secondo un report di Science

Uno studio pubblicato sull’autorevole rivista scientifica ipotizza come potrebbe svilupparsi la fase endemica. Ecco qual è lo scenario suggerito

Evitare che il nuovo Coronavirus diventi endemico, mettendo quindi radici nella popolazione umana come è successo coi Coronavirus umani comuni e i virus influenzali, è una eventualità di cui avevamo trattato già in un precedente articolo, nel novembre 2020. Spiegavamo che in un contesto nel quale l’immunità di comunità non può essere raggiunta e sono possibili casi di reinfezione, i vaccini da soli non sarebbero bastati.


«Finora, sono state segnalate poche reinfezioni con SARS-CoV-2 – precisano i ricercatori – e la gravità della malattia è variata; l’unico studio sulla reinfezione a livello di popolazione di cui siamo a conoscenza stima un basso tasso di reinfezione nei primi 6 mesi dopo l’infezione primaria e una malattia lieve dopo la reinfezione, ma saranno necessari ulteriori analisi e monitoraggi».


Di recente, scienziati come Enrico Bucci hanno cominciato ad auspicare un nuovo lockdown in Italia, di qualche settimana o mese, con una vaccinazione parallela e massiccia. Intanto, nel febbraio scorso tre ricercatori americani delle università di Atlanta e della Pensylvania hanno pubblicato un report su Science, in cui descrivono le circostanze che porterebbero a un SARS-CoV-2 endemico. Nel loro modello i vaccini potrebbero contribuire a rallentare il processo, portando a «uno stato di endemicità lieve» della Covid-19. Questo, suggeriscono gli autori, si accompagnerebbe a uno spostamento nella probabilità di essere infettati verso le fasce più giovani della popolazione.

Precisiamo che si tratta di ipotesi suggerite a partire dall’osservazione delle statistiche riguardanti gli altri Coronavirus umani, non è dimostrato che le cose andranno esattamente come descritto dal modello.

Le ipotesi del modello endemico e il ruolo dei vaccini

Gli autori del report partono dall’osservazione dei Coronavirus comuni umani, già endemici e responsabili di reinfezioni multiple, dando non di meno una immunità sufficiente a prevenire le forme gravi delle malattie che causano. Quindi i ricercatori ne hanno tratto un modello per fare delle proiezioni su come SARS-CoV-2 potrebbe arrivare a essere endemico.

«Il modello tiene conto del profilo della malattia strutturato per età di SARS-CoV-2 – continuano gli autori – e valuta l’impatto della vaccinazione. Il passaggio dalle dinamiche epidemiche a quelle endemiche è associato a uno spostamento nella distribuzione per età delle infezioni primarie ai gruppi di età più giovani, che a sua volta dipende dalla velocità di diffusione del virus».

Abbiamo visto, per esempio, che per i virus influenzali è nota la funzione dei più giovani, specialmente i bambini nelle scuole, come principale bacino di diffusione dell’influenza. Così come è noto che, per quanto il loro rischio di sviluppare sintomi da Covid-19 sia piuttosto basso, restano comunque in grado di diffondere SARS-CoV-2, che rispetto ai virus dell’influenza è dalle tre alle quattro volte più trasmissibile, in assenza di alcuna precauzione contro la sua diffusione. Ricordiamo che questo virus si diffonde subdolamente proprio grazie alla presenza di asintomatici e presintomatici.

«Il nostro modello, che incorpora questi componenti dell’immunità, ricapitolando sia l’attuale gravità dell’infezione da SARS-CoV-2 sia la natura benigna [dei Coronavirus umani comuni], suggerendo che una volta raggiunta la fase endemica [visto che] l’esposizione primaria è nell’infanzia, SARS-CoV-2 potrebbe divenire non più virulento del comune raffreddore – spiegano i ricercatori – Prevediamo un risultato diverso [da] un Coronavirus emergente che causa una grave malattia nei bambini. Questi risultati rafforzano l’importanza del distanziamento sociale durante il lancio del vaccino pandemico, spingendoci a valutare gli scenari per continuare la vaccinazione nella fase endemica».

Quindi, stando al modello, le vaccinazioni di massa piuttosto che debellare il virus (cosa per la quale era difficile avere delle speranze) ci accompagnerebbero in una «fase endemica» in cui la Covid-19 smetterebbe di farci paura, spostandosi tra i più giovani, con forme lievi della malattia.

La potenziale transizione da virus pandemico a endemico

Abbiamo visto che più il virus circola, maggiore sarà la probabilità che emergano sempre nuove varianti Covid, con mutazioni nel suo genoma potenzialmente pericolose, come la famigerata E484K. Secondo il modello presentato su Science, invece di cospargerci il capo di cenere, possiamo fare ancora qualcosa per vincere la sfida evolutiva, che da un lato può portare SARS-CoV-2 a cambiare le sue capacità di essere virulento e/o sfuggire agli anticorpi; dall’altro può preparare il nostro organismo ad affrontarlo. Il futuro equilibrio che potrebbe risultarne dovrà essere a nostro vantaggio. Abbiamo ancora le capacità di muoverci affinché accada.

«Quando il contenimento non ha successo immediato – continuano gli autori – come è probabile per la nuova sindrome respiratoria acuta grave da [SARS-CoV-2], è necessario comprendere e pianificare la transizione verso l’endemicità e la circolazione continua, con possibili cambiamenti nella gravità della malattia dovuti all’evoluzione del virus e all’accumulo di immunità e resistenza dell’ospite».

L’immunità vista nei Coronavirus comuni, e che per la Covid-19 programmiamo di indurre attraverso i vaccini, può agire – secondo l’osservazione dei ricercatori – in almeno due modi: riducendo la probabilità del patogeno di diffondersi rendendo l’ospite meno suscettibile di reinfezione o, se fallisce in questo primo aspetto, almeno renderebbe lievi i casi di reinfezione.

Dagli anziani ai bambini?

Perché questo modello vede uno spostamento dagli anziani ai bambini della malattia, anche se non in forma grave? Secondo quanto emerso dagli studi presi in esame dai ricercatori, per quanto riguarda le dinamiche dei Coronavirus umani, una epidemia inizialmente si diffonde rispecchiando la distribuzione per fasce d’età della popolazione. 

Riportiamo alcuni estratti dal report:

«Si prevede che le reinfezioni negli individui più anziani siano comuni durante la fase endemica e contribuiscano alla trasmissione – continuano i ricercatori – ma in questa popolazione allo stato stazionario, gli individui più anziani, che sarebbero a rischio di malattia grave da un’infezione primaria, hanno acquisito l’immunità che riduce la malattia dopo l’infezione durante l’infanzia».

«Il passaggio dalle dinamiche epidemiche a quelle endemiche è associato a uno spostamento nella distribuzione per età delle infezioni primarie a gruppi di età inferiore […] Questa transizione può richiedere da pochi anni a pochi decenni, a seconda della velocità con cui si diffonde l’agente patogeno. Il tasso di diffusione, misurato da R0, è determinato da una combinazione di proprietà virali e dalla frequenza dei contatti sociali e può quindi essere ridotto col distanziamento sociale».

«Rallentare l’epidemia attraverso misure di distanziamento sociale che riducono R0 vicino a 1 appiattisce la curva [dei casi], ritardando così le infezioni e prevenendo precocemente la maggior parte dei decessi, offrendo un momento [strategico] per lo sviluppo di un vaccino efficace. Se l’immunità […] indotta dal vaccino è simile a quella indotta dalle infezioni da [Coronavirus umani comuni], il vaccino può inaugurare il regime endemico più rapidamente».

Quindi, nelle loro conclusioni i ricercatori evidenziano l’importanza di continuare a osservare il distanziamento sociale e l’uso di dispositivi di protezione individuale abbinato a campagne vaccinali massicce, soprattutto nella popolazione più a rischio. Ne deriverebbe così una fase endemica nella quale i vaccini potrebbero rivelarsi non più necessari.

Foto di copertina: cromaconceptovisual | La pandemia di Covid-19 nel Mondo. 

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