Il ministro Franco presenta il Recovery Plan in Parlamento: «191,5 miliardi di euro. I primi fondi in arrivo a fine estate»

Secondo il titolare del Mef, l’impatto sul Prodotto interno lordo può superare il 3%

191,5 miliardi di euro per l’Italia e un piano per spenderli pronto in meno di due mesi. Sono questi i due dati più importanti che emergono dall’audizione del ministro dell’Economia Daniele Franco davanti alle Commissioni Bilancio, Finanze e Politiche Ue di Camera e Senato. Un incontro, inizialmente sospeso per qualche problema di collegamento, in cui l’ex direttore generale della Banca d’Italia ha illustrato parecchi dettagli sul Recovery Plan, il piano che dovrebbe traghettare l’Italia fuori dalla crisi economica innescata dall’epidemia di Coronavirus.


«Il Recovery Plan rappresenta certamente una priorità per il governo, per il Paese e ovviamente per il Mef, questo primo incontro spero che sia l’inizio di un dialogo durevole perché abbiamo davanti a noi un percorso molto rapido e intenso e su questo dobbiamo interagire strettamente». Questo l’esordio di Franco. Parole ben pesate, visto che uno dei punti su cui il Governo Conte II era entrato in crisi era proprio la richiesta di Matteo Renzi di condividere la scrittura del Recovery Plan con tutto il Parlamento.


I punti del Recovery Plan

Franco ha ricordato subito quali sono le indicazioni dell’Unione europea per questo piano: «Le direttrici indicate dalla Commissione Ue, digitalizzazione, transizione ecologica, inclusione sociale». Binari chiari quindi, su cui verranno investiti i 191,5 miliardi di euro destinati all’Italia. Come spiegato dal ministro, questa cifra è di poco più bassa rispetto a quella di cui si parlava a gennaio:

«Il Recovery fund per l’Italia prevede fondi a disposizione del nostro Paese per circa 196 miliardi a prezzi correnti, 69 sotto forma trasferimenti, 127 sotto forma prestiti. Tuttavia gli ultimi dati portano a una stima dell’entità delle risorse per circa 191,5 miliardi, leggermente inferiore a quella indicata a gennaio».

I fondi cominceranno ad arrivare già entro la fine dell’estate: «Le risorse europee saranno disponibili alla fine dell’estate con i pre-finanziamenti al 13%. Per il nostro paese il piano è una occasione molto importante, rende possibile affrontare in modo coordinato e con rilevanti mezzi alcuni problemi strutturali». Grande attenzione sulle strutture che si occuperanno di spendere questi fondi:

«È evidente che nell’utilizzo ci dobbiamo muovere su tempi molto più rapidi di quelli visti finora con i fondi europei che mostrano un tasso di utilizzo molto contenuto: il ripetersi può essere evitato con un deciso rafforzamento delle strutture tecniche e operative deputate all’attuazione degli interventi».

Oltre alla direttive dell’Unione Europea, Franco ha evidenziato altre tre aree che avranno bisogno di interventi di riforma: «Ci sono due riforme che sono particolarmente importanti, da un lato quella della pubblica amministrazione e dall’altro la riforma della giustizia. Inoltre una terza area molto importante di riforma riguarda gli interventi di semplificazione normativa trasversale».

SENATO | L’audizione del ministro Daniele Franco

Tempi e strutture: come spendere i fondi

Per scrivere tutto il piano il tempo non è molto: «Dobbiamo definire un piano metodologicamente unitario e coerente con gli obiettivi, abbiamo meno di due mesi. Per questo motivo la definizione del piano non può subire battute d’arresto». Franco ha chiarito anche come saranno costruite le strutture necessarie a gestire il tutto:

«Ci saranno due livelli di governance: stiamo considerando la costituzione di una struttura centrale di coordinamento presso il Mef a presidio e supervisione dell’efficace attuazione del piano che sarà affiancato da una unità di audit (controllo) indipendente. A livello di ciascun ministero si considera la creazione di presidi di monitoraggio e controllo sulle misure di rispettiva competenza con il compito di interagire con i soggetti attuatori».

La simulazione d’impatto del piano di ripresa e resilienza italiano contenuta nella Nadef, che ipotizza una +3% acquisito stabilmente nel corso degli anni, «non teneva conto dei possibili effetti delle riforme, che ove si realizzassero darebbero un impatto economico che potrebbe essere più elevato», ha aggiunto Franco.

Foto di copertina: Photo by Markus Winkler on Unsplash

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