Recovery Plan, scoppia il caso McKinsey. Il Mef: «Non saranno loro a scegliere i progetti»

Il ministero non smentisce l’esistenza di un contratto, ma precisa: «La governance è in capo alle amministrazioni competenti». Fratelli d’Italia annuncia un’interrogazione parlamentare

Non sarà McKinsey & Company a scrivere il nuovo piano sugli investimenti chiesto dall’Unione europea per sbloccare i 207 miliardi del Next Generation Eu, anche se il governo di Mario Draghi si avvarrà dell’aiuto della società di consulenza. La precisazione arriva dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) in una nota in cui fa chiarezza dopo le polemiche nate in giornata. «In merito ad alcuni articoli di stampa relativi ai rapporti in essere con la società McKinsey – si legge nel comunicato –  si precisa che la governance del Pnrr italiano è in capo alle amministrazioni competenti e alle strutture del Mef che si avvalgono di personale interno degli uffici».


Le polemiche nel Pd

Nel riportare la notizia, La Repubblica ha scritto che il ministero guidato da Daniele Franco ha firmato un contratto con la società di consulenza negli ultimi giorni «per accelerare la riscrittura del piano italiano e colmare i ritardi accumulati nei mesi scorsi». In giornata non sono mancate le polemiche, anche in seno al Pd.


«Con tutto il rispetto per McKinsey, se le notizie uscite oggi fossero vere, sarebbe abbastanza grave», ha dichiarato l’ex ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia. Gli ha fatto da eco un altro ex ministro del Governo Conte II, Giuseppe Provenzano. «Un giorno trapela che Draghi ‘il Recovery se lo scrive da solo’, e vabbè… Oggi che invece ci lavora McKinsey. Un po’ di chiarezza? Dobbiamo richiamare i migliori nello Stato, magari tra i giovani, non delegare a privati esterni funzioni fondamentali».

Tra i ranghi dell’opposizione Federico Mollicone, deputato e responsabile Innovazione di Fratelli d’Italia, ha annunciato un’interrogazione parlamentare. «La scelta di affidarsi a una società straniera dimostra, ancora una volta, che il Parlamento viene trattato come un passacarte accentrando tutti i poteri al ministero dell’Economia e in una specifica task force, anche coinvolgendo una società privata», lamenta Mollicone che parla anche di «esproprio di sovranità nazionale».

La replica del Mef

Nel replicare il Mef non ha smentito l’esistenza di un contratto con la società di consulenza, che sarà pagata 25mila euro, ma ha spiegato che MicKinsey avrà semplicemente un ruolo di «regolare sostegno» all’amministrazione «nell’ambito di contratti attivi da tempo e su diversi progetti in corso» e non sarebbe coinvolta dunque «nella definizione dei progetti del Pnrr».

Stando a quanto dichiara il Mef l’assistenza richiesta a McKinsey «riguarda l’elaborazione di uno studio sui piani nazionali Next Generation già predisposti dagli altri Paesi dell’Unione Europea e un supporto tecnico-operativo di project management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano». Insomma, assicura il ministero, MicKinsey non fisserà le priorità del piano, né avrà un ruolo decisionale, ma – appunto – di consulenza.

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