«Serve una legge chiara per riconoscere figli di coppie Lgbtq+», il monito della Corte costituzionale

«Questa sentenza dimostra che ancora una volta la politica è in ritardo rispetto alla società», ha commentato il deputato Pd Zan

Manca una norma giuridica che tuteli il bambini figlio di coppie omogenitoriali. La Corte Costituzionale ha depositato oggi le motivazioni delle sentenze dello scorso 28 gennaio, nelle quali la Consulta si era esposta su un problema di legittimità costituzionale sollevato dalla Cassazione in merito all’omogenitorialità. La Cassazione aveva rivendicato l’impossibilità di riconoscere in Italia una sentenza straniera di attribuzione dello stato di genitori a due uomini italiani uniti civilmente e che avevano fatto ricorso alla maternità surrogata all’estero.


La vicenda e i nodi

Secondo la Consulta, è necessario che i legislatori intervengano per colmare un’assenza giuridica: senza una norma che formalizzi il legame tra bambini e genitori non biologici, non è garantita la tutela del minore. La vicenda in questione fa riferimento a un bambino nato nel 2015 in Canada da una madre surrogata, affidato poi a una coppia omogenitoriale. Grazie a una sentenza canadese – paese dove i due uomini si erano uniti civilmente – il bambino era stato iscritto come figlio di entrambi. In Italia, però, questo non è stato possibile. Pur ribadendosi contro la maternità surrogata, la Consulta ha riconosciuto che in questo modo non viene tutelato l’interesse del minore – che è quello di «ottenere un riconoscimento anche giuridico dei legami che nella realtà fattuale già lo uniscono a entrambi i componenti della coppia». Un concetto che permane a prescindere dal sesso dei genitori: vale anche nel caso di coppie composte da persone dello stesso sesso, «poiché l’orientamento sessuale non incide di per sé sull’idoneità ad assumere la responsabilità genitoriale».


Zan: «Riconosciuta una disarmonia nel sistema»

«Ancora una volta la politica e le istituzioni sono in ritardo rispetto alla società», ha commentato in una nota il deputato del Partito democratico Alessandro Zan, impegnato da anni nella lotta per «Queste sono solo le ultime delle tantissime esortazioni che la magistratura ha inviato al Parlamento affinché la dignità e i diritti di tutti i bambini siano pienamente riconosciuti dallo Stato Italiano e venga posta la parola fine a una discriminazione insopportabile che dura da troppo tempo. Chi nega l’urgenza di riconoscere questi diritti, nega la realtà». Un’assenza di una norma del genere crea «disarmonia nel sistema» e quindi «una vera e propria discriminazione nei confronti dei figli di coppie omogenitoriali».

Immagine di copertina: EPA/BORIS PEJOVIC

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