Vaccini, 60 milioni di somministrazioni entro giugno? Il nodo sono i grandi hub, e mancano ancora le linee guida

Per raggiungere l’obiettivo bisognerà fare 700 mila somministrazioni al giorno. Oggi il Paese procede al ritmo di 80 mila ogni 24 ore. Con enormi differenze tra Regioni

Il piano vaccinale del governo Draghi inizia a delinearsi, con vertici e ritocchi che si susseguono di settimana in settimana. Le modifiche di Mario Draghi hanno ora un solo obiettivo, quello di arrivare a 60 milioni di somministrazioni entro giugno: 15 milioni di persone totalmente vaccinate contro il Covid-19 e 30 milioni parzialmente protette da una dose sola. Se il vecchio piano vaccinale di Domenico Arcuri ci aveva lasciati con un doppio binario da seguire tenendo in parallelo fase 1 (operatori sanitari, Rsa, over 80 e persone fragili) e fase 3 (personale scolastico e forze dell’ordine), quest’ultima anticipata per via delle limitazioni d’età del vaccino Astrazeneca, il piano Draghi-Figliuolo non abbandona la logica della doppia strada pur impartendo nuove tempistiche.


Da un lato i vaccini Pfizer e Moderna che saranno esclusivamente utilizzati per le categorie più a rischio come quella degli over 80 e per le categorie fragili (malati oncologici, immunodepressi, disabili, obesi ecc..), dall’altro AstraZeneca che ha ottenuto dal Ministero della Salute il via libera per la somministrazione anche agli over 65 e che insieme a Johnson & Johnson, in approvazione dall’Ema forse per questa stessa settimana, potrebbe andare ai lavoratori delle categorie a rischio e agli anziani fino ai 79 anni d’età.


Priorità a persone fragili e categorie a rischio

La prima cosa che il generale Paolo Figliuolo è intenzionato a mettere a posto è la discrepanza nell’avanzamento delle campagne vaccinali nelle varie regioni. La priorità è innanzitutto quella di portare tutti i territori a immunizzare gli over 80, una delle categorie che ha subìto più intoppi e difficoltà a partire. Poi si potrà procedere con la fascia dei settantenni. E infine con il via alla vera e propria vaccinazione di massa. Il piano su cui si ragiona verrà presentato venerdì nelle sue linee guida dettagliate, nel frattempo bisognerà essere sicuri di procurarsi gli strumenti necessari all’attuazione. Tra le ipotesi che più mirano al livellamento tra Regioni c’è proprio quella di un protocollo unico a cui tutti i territori dovranno attenersi.

I luoghi per la vaccinazione di massa

Si cercherà di procedere a passi veloci per classi d’età assicurandosi l’immunizzazione degli over 80 e di tutte le categorie a rischio. Un’azione che potrà andare avanti fino a circa metà aprile, quando il governo sarà chiamato ad avere già tutti gli strumenti necessari per rispondere alla vaccinazione di massa. A questo proposito quello degli hub vaccinali sarà il primo punto da risolvere. Il commissario per l’emergenza dovrà lavorare insieme alla Protezione Civile e a 150 collaboratori della Difesa per garantire centri di somministrazione su tutto il territorio nazionale.

Sono 1.636 i punti attualmente attivati in Italia, sul tavolo di Figliuolo ora tutti gli altri potenziali centri tra palestre, caserme, parcheggi, fiere e padiglioni. L’idea è anche quella di potenziare gli hub mobili per i Comuni più piccoli e isolati e quindi di far arrivare a 200 gli attuali 142. Anche le aziende potranno vaccinare sul posto di lavoro.

Il ritmo di somministrazione per rispettare i tempi

La rete delle vaccinazioni potrà anche avvalersi di farmacie e medici di famiglia, ma per garantire un ritmo sostenuto di somministrazioni giornaliere saranno fondamentali i grandi hub. Lì non potranno esserci eccezioni o intoppi: vaccinazioni h24 a partire più o meno da Pasqua con un andamento di circa 2 mila iniezioni al giorno per ciascuno. Il ritmo necessario per raggiungere l’obiettivo promesso è di circa 700 mila somministrazioni al giorno, un balzo non indifferente considerate le sole 80 mila iniezioni di media che il paese riesce fare attualmente in 24 ore.

Medici di base, volontari, protezione civile, farmacisti, specializzandi. L’esercito dei vaccinatori dovrà essere pronto. Dopo l’accordo del governo con gli specializzandi, ora l’ipotesi del sottosegretario alla Difesa Mulé di prendere in considerazione anche l’offerta arrivata dai Lions e Rotary per utilizzare gli oltre 2 mila club con più di 90 mila soci tra cui molti medici in pensione che potrebbero dare quindi un grosso aiuto.

Poste al centro della strategia di prenotazione

Nella logica del protocollo unico per tutte le Regioni, il governo sta pensando di risolvere i numerosi intoppi verificatisi nei sistemi di prenotazione territoriali con un’unica piattaforma, uguale per tutti. A questo proposito c’è quella di Poste Italiane, già utilizzata da 6 Regioni, che potrà essere il riferimento principale per le prenotazioni al vaccino su tutto il territorio. Nessuna iscrizione per categoria né elenchi diversificati a cui fare attenzione: si procederà solo con il criterio anagrafico delle liste fornite dalle Asl. A quel punto l’appuntamento per l’iniezione potrà arrivare tramite sms, mail o telefonata.

Farsi trovare pronti sì, ma le dosi non saranno un optional

Imputare gli attuali problemi della campagna vaccinale solo ed esclusivamente al mancato arrivo o al ritardo di forniture dei vaccini anti Covid acquistati e promessi non ha finora aiutato il governo nella valutazione delle azioni da compiere. Hub, personale medico, tempi di somministrazioni, strategia di priorità per la popolazione, sono il fulcro di un piano interno che dovrà avere basi più che solide e il cui funzionamento dipenderà dalla collaborazione efficace di tutte la parti coinvolte. La macchina di Draghi dovrà funzionare alla perfezione. Anche se il nodo delle forniture rimane un punto importante soprattutto dal punto di vista delle tempistiche. L’accelerazione prevista da aprile in poi dipenderà anche dall’arrivo delle dosi promesse.

Ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ricordato che finora AstraZeneca ha consegnato meno del 10% delle dosi pattuite nel primo trimestre. Un segnale positivo nella stessa giornata è arrivato dalla stessa azienda produttrice del vaccino di Oxford che ha consegnato 684 mila dosi, l’esatto numero previsto senza tagli né ritardi. La sfida sarà vincere il braccio di ferro con le case farmaceutiche, ma anche dimostrarsi in grado di utilizzare presto e bene le dosi che arriveranno. Seppure in minima parte, il vaccino di AstraZeneca in queste ultime settimane è dovuto rimanere nei congelatori di molte Regioni, indietro con le proprie campagne vaccinali e preoccupate di garantire ancora l’immunizzazione agli over 80.

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