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Coronavirus, l’Oms avverte: «Non ci sono le condizioni per il passaporto vaccinale». Fauci: «Non facciamo come gli italiani o chiudiamo»

15 Marzo 2021 - 20:25 Redazione
Funzionari russi confermano che non appena arriverà l'approvazione da parte dell'Ema, Mosca inizierà a produrre Sputnik V anche nell'Ue. Negli Usa, invece, l'infettivologo Fauci usa l'Italia come esempio da non seguire quando i contagi sono in calo

OMS

I pass elettronici di protezione dal Coronavirus? Sarebbe bello ma non ci sono ancora le condizioni. «Attualmente non c’è una raccomandazione sanitaria internazionale sull’utilizzo di passaporti vaccinali per viaggi internazionali, né ci sono le condizioni per proporlo», dice oggi Katherine O’Brien, direttrice del dipartimento d’immunizzazione dell’Oms, in audizione al Parlamento europeo. L’organizzazione mondiale della Salute è favorevole ai pass elettronici «per i singoli». Ma, si avverte, da un punto di vista internazionale «non ci sono le condizioni» per mandarli avanti. «Mancano le prove su quanto i vaccini proteggano» (la spiegazione qui) e ci sono problematiche «per gli spostamenti, tenendo presente che per il momento vengono somministrate dosi solo alle persone vulnerabili».

RUSSIA

EPA/MOHAMED MESSARA | Somministrazione del vaccino russo in Tunisia

Il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti: «In corso negoziati per aumentare la produzione nell’Ue»

Mosca ritiene che vi sia una «politicizzazione» del processo di autorizzazione del vaccino russo Sputnik V nell’Unione europea. È quanto dichiarato oggi da Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin. Tuttavia, proprio oggi, come riportato dall’agenzia di stampa Interfax, diversi accordi sono stati raggiunti per la produzione del vaccino russo, Sputnik V, «in Italia, Spagna, Francia e Germania». La conferma è arrivata dal Fondo Russo per gli Investimenti Diretti (RDIF): «Sono in corso negoziati con un certo numero di altri produttori per aumentare la produzione nell’Ue. Questo – ha aggiunto l’RDIF – permetterà l’inizio della fornitura attiva di Sputnik V al mercato europeo dopo aver ricevuto l’approvazione da parte dell’Agenzia europea dei medicinali (EMA), con la quale è ora in corso un dialogo nel quadro della rolling review».

GERMANIA

EPA/RONALD WITTEK | Un centro di vaccinazione a Karlsruhe, Germania

Gli operatori sanitari tedeschi vogliono chiudere ora per evitare una terza ondata

Da lunedi 8 marzo, la Germania ha iniziato ad uscire dal lockdown. Il primo dei cinque passi delineati nel piano di Angela Merkel ha previsto un allentamento delle restrizioni sulle visite a parenti amici con la possibilità di incontrarsi in casa fino a un massimo di cinque adulti. I bambini piccoli non sono presi in considerazioni. Tuttavia, dopo questi primi allentamenti è arrivato l’appello dei medici di terapia intensiva tedeschi che chiedono di tornare a un lockdown totale. «Alla luce dei dati del contagio, che mostrano un aumento delle infezioni da Covid e la diffusione della variante britannica, noi peroriamo con forza la causa di un ritorno al lockdown per evitare una terza ondata forte della pandemia», hanno dichiarato.

Secondo l’Associazione interdisciplinare tedesca per la terapia intensiva e la medicina d’urgenza (DIVI), in Germania sono ancora disponibili 3.200 in aree critiche. Un dato che rianimatori e anestesisti considerano allarmante. Un sindacato tedesco per l’assistenza medica ha inoltre avvertito di una forte carenza di infermieri in terapia intensiva poiché un numero sempre maggiore di operatori sanitari chiede di essere trasferito in altri reparti e di cambiare mansione.

OLANDA

EPA/Liselotte Sabroe | Una fiala del vaccino AstraZeneca

Il governo olandese mette in pausa Astrazeneca

Dopo l’Irlanda, anche l’Olanda ha deciso di sospendere in via precauzionale la somministrazione del vaccino anti Coronavirus prodotto da AstraZeneca. La decisione del governo olandese arriva dopo l’indicazione dell’agenzia per il farmaco nazionale sulla base delle segnalazioni di decessi in Danimarca e Norvegia per «possibili effetti collaterali». Secondo il ministro della Salute olandese, Hugo de Jorge, lo stop ad AstraZeneca dovrà servire a sgombrare il campo da ogni incertezza sulla sicurezza del vaccino: «La questione cruciale è se si tratta di reclami dopo la vaccinazione o dovuti alla vaccinazione – ha detto de Jorge – Non dovrebbero esserci dubbi sui vaccini».

In tutto, l’Olanda ha registrato a oggi dieci casi di effetti collaterali significativi seguiti alla somministrazione de del vaccino AstraZeneca, secondo quanto riferito dall’organizzazione che monitora i farmaci nel Paese. Nello specifico, nei dieci casi sono state riscontrate possibile trombosi o embolie, ma nessuno presentava un numero ridotto di piastrine, come è avvenuto in Danimarca e Norvegia.

Nel frattempo, in Olanda, a chi ha ricevuto il vaccino Astrazeneca è stato consigliato di contattare il proprio medico curante in caso di «sintomi imprevisti o sconosciuti» a distanza di tre giorni. La stessa azienda produttrice ieri 14 marzo ha ribadito l’assoluta sicurezza del vaccino, considerato il numero molto limitato di casi anomali rispetto alle milioni di somministrazioni.

USA

ANSA | L’infettivologo Anthony Fauci

Fauci cita l’Italia come esempio da non seguire quando calano i contagi

Non è ancora il momento di abbassare la guardia secondo l’infettivologo Anthony Fauci, anche se negli Stati Uniti la curva pandemica sta registrando un calo dei nuovi casi settimanali mentre aumenta la popolazione vaccinata. Un miglioramento che ha spinto diversi governatori a togliere l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici. Secondo Fauci, intervistato a Meet the press sulla Nbc, è un «affare rischioso», un errore da evitare proprio in questa fase della pandemia: «Anche se il calo dei contagi è stato ripido, dobbiamo assolutamente evitare l’impulso di dire: “Oh, sta andando tutto alla grande”, soprattutto perché la fase di plateau che oggi registra circa 60 mila casi al giorno negli Stati Uniti può sempre tornare a salire.

Fauci prende ad esempio il caso dell’Italia, che da oggi 15 marzo in buona parte delle Regioni torna a imporre misure più restrittive: «Hanno avuto una diminuzione dei casi, si sono stabilizzati e hanno ritirato le misure di salute pubblica». Con le riaperture di diverse attività, a cominciare da bar e ristoranti in zona gialla: «i più giovani in particolare hanno smesso di indossare le mascherine, e poi, all’improvviso, c’è stata un’ondata di risalita. Ed è qui che ci troviamo noi adesso».

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