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La moglie dell’insegnante morto a Biella dopo il vaccino AstraZeneca: «Voglio chiarezza, ma credo ancora che vaccinarsi sia l’unica strada»

15 Marzo 2021 - 10:41 Redazione
La donna ha raccontato di aver ricevuto la dose lo stesso giorno. Nella notte l'uomo ha avuto la febbre alta. Poi il tragico epilogo: «Ma non me la sento di dire che sia colpa del vaccino»

Simona Riussi, moglie di Sandro Tognatti, l’insegnante di clarinetto morto a Biella 14 ore dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca contro il Coronavirus, non ha dubbi: «Mio marito credeva nel vaccino e bisogna continuare a crederci perché è l’unica strada che ci può liberare da questa situazione». La donna, intervistata dai quotidiani la Repubblica e Il Messaggero, si è detta d’accordo sulla necessità di fare subito chiarezza su quanto accaduto. Ma allo scopo di poter andare avanti con la campagna: «L’esistenza di un legame con il vaccino al momento non c’è, visto che il decesso è stato così ravvicinato hanno consigliato l’autopsia. Ma in cuor mio non me la sento di dire che sia colpa del vaccino. Se non credessimo nei vaccini non lo avremmo fatto, invece anche nel ruolo di educatore è importante farlo».

Suo marito aveva 57 anni ed era in buona salute. Hanno fatto entrambi il vaccino il 13 marzo, poi nella notte lui ha avuto la febbre a 39 e mezzo. Il giorno successivo, dopo aver bevuto un caffè, si è sdraiato per riposarsi. Quando Simona ha provato a chiamarlo al telefono, l’uomo non ha risposto. La moglie si è preoccupata, è corsa da lui e lo ha trovato immobile: «Ho seguito le istruzioni che avevo imparato al corso di primo soccorso. Mio marito non respirava, allora l’ho tirato giù dal letto e ho iniziato a fargli il massaggio cardiaco».

«Nel frattempo mia figlia che era in casa ha chiamato il 112. Io parlavo con gli operatori in viva voce, sono sempre stata collegata con loro mentre cercano di rianimarlo. In pochi minuti l’ambulanza è arrivata e hanno continuato loro con il massaggio. Non ci hanno detto cosa possa essere stato, per quello faranno l’autopsia. Poi però l’hanno portato via e non lo abbiamo più visto. È questa la cosa dolorosa adesso. Non poterlo più vedere. Ancora non mi rendo conto dell’incubo che stiamo vivendo».

Sandro era convinto che poche decine di casi sospetti su milioni di vaccinazioni eseguite non fossero necessariamente correlati. E anche sua moglie la pensa così: «Si sa che con i vaccini ci possono essere delle controindicazioni, ma è l’unica strada che esiste per uscire dalla pandemia».

Il marito era contento di essere stato chiamato e aveva vissuto tutto senza apprensione: «Più che altro era stufo della pandemia, che aveva stravolto il suo modo di insegnare. Era sempre stato molto ragionevole e molto attento. Per un docente di uno strumento a fiato le cautele sono ancora maggiori, si deve suonare dietro a un plexiglas, non c’è il contatto con gli allievi. Inoltre quando erano state imposte nuove restrizioni era tornato a insegnare online e andava a scuola solo per gli esami, ma non è proprio la stessa cosa. Per questo era consapevole che il vaccino andava fatto, per il proprio interesse di riappropriarsi delle proprie attività, oltre che per un interesse collettivo. Ed è proprio così».

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