L’Oms accusa la Cina: «Non ha condiviso tutti i dati». E annuncia nuove indagini sul Covid

Il lavoro degli scienziati non è stato in grado di stabilire l’origine della pandemia. Sono 14 i Paesi che hanno firmato una dichiarazione congiunta contro Pechino

Sono gli Stati Uniti a fare da capofila a un gruppo di 14 Paesi che si dicono «preoccupati» per l’esito delle indagini che l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Oms, ha appena concluso a Wuhan. La dichiarazione congiunta ha lo scopo di sollecitare un «pieno accesso» alle informazioni per gli esperti internazionali, denunciando che la missione dell’Oms «è stata notevolmente ritardata e non ha avuto accesso a dati e campioni completi e originali». Parole che fanno eco a quelle del direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, il quale ha criticato la Cina per la scarsa collaborazione.


Il direttore dell’Oms ha affermato che, «anche se la squadra ha concluso che una fuoriuscita da un laboratorio sia l’ipotesi meno probabile, questa richiede ulteriori indagini, potenzialmente nuove missioni che includano esperti specializzati che sono pronto a dispiegare». Poi, lamentando la difficoltà di accesso ai dati grezzi in possesso dei cinesi, ha sentenziato: «Mi aspetto che i futuri studi collaborativi includano una condivisione dei dati più tempestiva e completa», sul Coronavirus.


«È fondamentale che gli esperti indipendenti abbiano pieno accesso a tutti i dati, alla ricerca e alle persone coinvolte negli studi su esseri umani, animali e fattori ambientali nelle prime fasi dell’epidemia – hanno ribadito, poi, i 14 Paesi della dichiarazione congiunta -. Condividiamo queste preoccupazioni, non solo per il beneficio di apprendere tutto ciò che possiamo sulle origini di questa pandemia, ma anche per tracciare un percorso verso un processo tempestivo, trasparente e basato sull’evidenza per la prossima fase di questo studio e per le prossime crisi sanitarie».

I Paesi che hanno firmato la dichiarazione congiunta sono: Australia, Regno Unito, Canada, Giappone e Corea del Sud, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Israele, Lettonia, Lituania, Norvegia e Slovenia, oltre agli Stati Uniti. Anche l’Unione europea, attraverso una nota ufficiale diffusa agli organi di stampa, ha ribadito la necessità di «condurre nuove indagini». A seguito del rapporto dell’Oms, che propende per l’ipotesi di trasmissione del virus all’uomo tramite animale, «sarà comunque necessario avere accesso a tutti i luoghi appropriati e a tutti i dati disponibili».

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