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M5S e Lega a caccia di una nuova casa europea. I leghisti abbracciano Orban, i grillini bussano alla porta del Pd – Le interviste

Mentre il Carroccio si tira indietro rispetto all'ingresso nel principale gruppo di centrodestra al Parlamento europeo, i 5 Stelle sono sempre più vicini all'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici

C’è qualcosa che si muove all’interno del Parlamento europeo che interessa direttamente l’Italia. Due dei principali partiti italiani a Bruxelles, la Lega (che nel 2019 era riuscita a fare eleggere 29 eurodeputati) e il Movimento 5 Stelle (che inizialmente ne contava 14, tre in meno del Pd, ma ne ha persi 5 per strada), sono alla ricerca di una nuova casa, per contare di più e, forse, per decidere una volta per tutte se unirsi ai partiti europeisti o rimanere nei ranghi degli euro-critici o degli euroscettici.

La Lega guarda a Budapest. Scettici i “fratelli” sovranisti della Meloni

«Non ci sono mai piaciute e non ci piacciono le etichette», dichiara a Open, Marco Zanni da tempo capo delegazione del gruppo Identità e democrazia (ID), di cui fanno parte anche il Raggruppamento nazionale di Marine Le Pen e l’Alternativa per la Germania (Afd). «Ci consideriamo europeisti convinti – dichiara -: per questo, da anni denunciamo gli errori fatti da coloro che si definiscono tali solo a parole, ma nei fatti stanno lacerando e distruggendo l’Europa».

Insomma, europeisti ed eurocritici, ma comunque euro-entusiasti del premier ungherese Viktor Orbàn, allontanato dal Partito popolare europeo, principale gruppo di centrodestra a Bruxelles, che lo accusa di una deriva autoritaria, e attualmente alla ricerca di una nuova casa. La Lega sembra determinata a trovargliene una, soprattutto adesso che l’entrata nel Ppe nei fatti è stata accantonata. Con l’incontro a Budapest il Carroccio vuole gettare le basi per l’allargamento del gruppo sovranista al Parlamento europeo «coinvolgendo nuove capitali europee e nuovi partiti», come ha dichiarato lo stesso Salvini. Ma nel farlo rischia di pestare i piedi ai cugini sovranisti, già indispettiti dalla presenza al summit di Budapest del premier polacco Mateusz Morawiecki, il cui partito ha la co-presidenza del gruppo insieme a Fratelli d’Italia.

Secondo fonti italiane interne all’Ecr, l’ipotesi di una fusione con Identità e Democrazia è assolutamente da scartare. «L’incontro non cambia qualcosa, il partito è stato costruito in dodici anni, conta delegazioni da quindici Paesi diversi, è un gruppo che ha un equilibrio perfetto. Tutto questo dovrebbe essere demolito dalla mattina alla sera? La vedo complicata». Come interpretare la presenza a Budapest di Morawiecki allora? «Le decisioni nel partito polacco le prende Kaczyński [il presidente del partito ndr] – risponde gelido -. Mi sembra semplicemente una cortesia nei confronti di Orbàn che con i suoi 12 europarlamentari può stare un mese nel gruppo dei non-iscritti. Poi rischia di scivolare nell’irrilevanza. O entra nei conservatori o in ID: anche lui deve fare una scelta».

Il Movimento 5 Stelle alle porte del Gruppo S&D

Mentre la Lega cerca di capire cosa fare con Orbàn, anche il Movimento 5 Stelle è a caccia di una nuova casa a Bruxelles, e non per la prima volta. Dopo l’alleanza finita con il partito indipendentista britannico di Nigel Farage nel 2017 e il più recente rifiuto da parte dei Verdi europei di accettare i Pentastellati nel loro gruppo e dopo aver perso quattro eurodeputati proprio ai Verdi e uno, più recentemente, ai liberali di Renew Europe, il Movimento, incoraggiato dal neo-segretario del Pd Enrico Letta, stanno bussando alla porta del S&D, secondo gruppo per numero di eurodeputati dopo il Ppe. Una mossa che avrebbe senso sia in prospettiva europea sia interna, visto il tentativo di rendere l’alleanza giallorossa strutturale anche a livello nazionale. «So che Conte ci tiene – dice una fonte interna al Pd – e che ha un ottimo rapporto con alcuni leader europei, come Costa, e con alcuni commissari europei. Ma al di là della sintonia tra i due leader, ha senso anche dal punto di vista parlamentare. I 5 stelle hanno votato circa l’80% dei provvedimenti insieme a noi. Si lavora insieme in diverse commissioni, in quella delle politiche agricole, finanziarie, di coesione….».

Dal Movimento 5 Stelle non confermano e non smentiscono, in attesa forse anche di un via libera da parte di Conte. «Il neo segretario del Partito Democratico ha giustamente messo l’Europa al centro della sua azione politica – dichiara a Open Tiziana Beghin, capo delegazione del M5s all’Europarlamento -. Sul diritto di voto ai 16enni, riforma del Patto di Stabilità e salario minimo europeo c’è grande sintonia. Con gli europarlamentari del Pd lavoreremo, nei modi e nei tempi che stabiliremo insieme, per realizzare queste riforme epocali». Non ci saranno altre uscite? «Non commento le decisioni di altri colleghi – risponde -, non le condivido ma le rispetto. La delegazione adesso è certamente più compatta e si riconosce nell’esperienza del governo Conte 2».

L’incognita nordeuropea

Il primo atto del secondo governo Conte è stato il voto a sostegno della von der Leyen come nuova presidente della Commissione europea, come il Pd ma al contrario Lega e Fratelli d’Italia, che invece avevano votato contro. Rimangono voci scettiche su una possibile alleanza giallorossa, come Irene Tinagli che in una recente intervista aveva lamentato la mancanza di dibattito sul tema, ma che ora che è stata eletta vicesegretaria del Pd, potrebbe aver cambiato idea. E poi – come confermano fonti del Pd – ci sarebbe un po’ di diffidenza tra i socialisti e democratici nordeuropei, soprattutto tra i tedeschi, non priva di qualche elemento di competizione, come con i Verdi, cresciuti moltissimo di recente in Germania.

Per Beghin non è assolutamente così. «Non mi risulta nessuna opposizione pregiudizievole al Movimento 5 Stelle – dichiara -. Con molti europarlamentari socialisti tedeschi lavoriamo benissimo da anni». Lo conferma Udo Bullmann, europarlamentare tedesco, da oltre vent’anni a Bruxelles e portavoce per l’Ue dello SPD tedesco. «Sono soltanto chiacchiere! L’alleanza con i 5stelle è assolutamente una possibilità, che merita di essere approfondita – ci dice al telefono -. Al centro della nostra identità c’è la lotta contro le disuguaglianze, la transizione verso una società più sostenibile, l’inclusione sociale e la tutela dei diritti civili. L’unica condizione per noi è il rispetto di questi valori». Anche con chi ha scritto i decreti sicurezza con Salvini? «Chiaramente quando qualcuno vuole unirsi a noi – risponde Bullmann -, deve chiarire la sua posizione su questi temi fondamentali».

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