Centrodestra diviso sulla sfiducia a Speranza. Forza Italia contraria, la Lega prende tempo: «Vogliamo leggerla»

La mozione contro il ministro della Salute è appoggiata da Fratelli d’Italia, Italexit e L’Alternativa c’è

Roberto Speranza è bersagliato dai banchi dell’opposizione per la gestione della pandemia di Coronavirus in Italia. Ma non solo: è anche il fuoco “amico” leghista a scaldare la sedia del ministro della Salute. I colleghi del Carroccio, membri della maggioranza del governo Draghi, non escludono un appoggio alla mozione di sfiducia annunciata, in giornata, da Fratelli d’Italia. «Mozione di sfiducia a Speranza? La vogliamo leggere» è la posizione che la Lega fa trapelare attraverso il suo staff. «Sicuramente sosterremo la proposta di una commissione d’inchiesta sul piano pandemico, su ritardi ed errori».


Già a metà giornata, il segretario del partito che nell’esecutivo vanta tre ministri è andato all’attacco di Speranza, rispondendo così sull’eventuale richiesta di dimissioni: «Noi andiamo avanti nella richiesta di curare gli italiani e permettere loro di tornare a lavorare. Se poi qualcuno ha sbagliato qualcosa, il tempo sarà galantuomo e gli italiani lo sapranno». Poi, ad Antenna 3, Matteo Salvini ha aggiunto: «Stando alla scienza, e la scienza non è decisa da Speranza, dovremmo tornare a vivere. E invece Speranza continua a dire riapriamo fra un mese. Speranza ignora i sacrifici degli italiani. Sapete quanti danni psichiatrici stanno facendo ai nostri figli e nipoti? Se i dati scientifici lo permettono, dobbiamo tornare al lavoro, all’arte, alla cultura, allo sport».


La mozione di sfiducia

È stata Giorgia Meloni oggi, 15 aprile, ad aver sollevato il tema delle dimissioni di Speranza. «Fratelli d’Italia presenterà una mozione di sfiducia nei suoi confronti e vediamo chi si assumerà la responsabilità di tenerlo ancora al suo posto. Non è più tempo di Speranza, ma di coraggio», ha scritto la deputata su Facebook. «Fratelli d’Italia denuncia da tempo l’incompetenza e l’inadeguatezza di Roberto Speranza nel ricoprire l’importante e delicato incarico di Ministro della Salute, soprattutto in questo momento storico: dalla gestione fallimentare e disastrosa della pandemia alle imprese stremate a causa delle chiusure insensate e continue».

Se Forza Italia, altro alleato di centrodestra, ha preso le distanze per bocca di Antonio Tajani, «non siamo favorevoli a sfiducie nei confronti del ministro Speranza che si sta impegnando», all’annuncio della missione di sfiducia si sono accodati Gianluigi Paragone con il suo movimento Italexit e i fuoriusciti del Movimento 5 stelle che si sono riuniti nella componente L’Alternativa c’è. «Poiché le responsabilità di Speranza sono gravi e ne va della salute della popolazione, responsabilità che il ministro condivide con la disastrosa organizzazione sanitaria regionale – scrivono gli ex parlamentari grillini in una nota -, ci faremo carico di reperire le firme necessarie da parte di tutti coloro che sono pronti a riconoscere tali attribuzioni, a prescindere dalla forza politica a cui appartengono. La salute viene prima di ogni ideologia».

«Come emerge dalle intercettazioni della procura di Bergamo, i collaboratori del ministro hanno nascosto il rapporto degli studiosi dell’Oms di Venezia in cui la gestione della pandemia in Italia veniva definita “improvvisata e caotica” per la mancanza di un piano pandemico aggiornato – ha dichiarato Paragone -. Mancanza della quale il ministro Speranza era a conoscenza, come riferito dal procuratore aggiunto di Bergamo Maria Cristina Rota. Inoltre, non è credibile che Speranza non fosse informato riguardo alle pressioni in atto per la rimozione del rapporto del gruppo di Venezia: è perciò inammissibile che continui a ricoprire la sua carica».

Le firme necessarie per la sfiducia

Stando ai regolamenti di Camera e Senato, per presentare una mozione di sfiducia contro un singolo ministro servono 63 firme a Montecitorio e 32 a Palazzo Madama. L’articolo 115 della Camera dei deputati recita: «La mozione di fiducia al Governo deve essere motivata e votata per appello nominale. Quella da sfiducia deve essere motivata e sottoscritta da almeno un decimo dei componenti della Camera; non può essere discussa prima di tre giorni dalla presentazione ed è votata per appello nominale». Regole analoghe per il Senato, dove un decimo dei componenti – 315 sono i senatori – si traduce per eccesso nel numero di 32 firme necessarie.

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