Andrea Villa, lo street artist più famoso della scena torinese, torna all’opera con un progetto dedicato all’inquinamento dovuto ai dispositivi di protezione da Coronavirus. «Con il mio nuovo lavoro #maskpollution ho voluto porre l’ accento su un problema bistrattato e poco preso in considerazione», ha detto. Con la collaborazione dell’organizzazione AcquaFoundation di Milano ha realizzato alcune opere che ha affisso poi a Torino, «città più inquinata d’Italia»: si tratta di manifesti con il tessuto “the breath”, prodotto in Italia e capace di assorbire l’inquinamento. «In questo periodo storico l’arte non può rimanere passiva ma deve agire, e non essere solo più un orpello avulso dal contesto reale».



Villa ha spiegato che l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ha stimato per tutto il 2020 tra le 160 mila e le 440 mila tonnellate di dispositivi anti Covid-19 da trattare come spazzatura indifferenziata. «Se solo l’1% delle mascherine utilizzate in un mese venisse smaltito in maniera non corretta, si avrebbero 10 milioni di mascherine disperse nell’ambiente».

E ha poi aggiunto: «Come artista voglio parlare di temi fondamentali in questo mondo che sta radicalmente cambiando. A furia di chiamarsi fuori dalle questioni che interessano la collettività, ci si autocondanna alla pochezza politica, civica e ahimè anche culturale. Auguriamoci che, qui come altrove, la ripartenza post-pandemica suoni una utilissima sveglia».

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