Coronavirus, il monitoraggio dell’Iss: l’indice Rt scende a 0,81. Rezza: «Ora le aperture non siano un liberi tutti»

Confermato il miglioramento dei dati sulla pandemia. Potrebbero rimanere in arancione solo Calabria, Sicilia, Valle d’Aosta, Basilicata

Continua a calare l’indice Rt nazionale, che misura la trasmissibilità del contagio da Coronavirus. Negli ultimi sette giorni il dato è passato da 0,85 a 0,81. È quanto emerge dall’ultimo monitoraggio settimanale del Ministero della Salute-Iss sull’andamento dell’epidemia per il periodo 12-18 aprile. Secondo le anticipazioni di Repubblica, confermate dall’agenzia Ansa, potrebbero essere 14 le Regioni e 2 province autonome ad andare in zona gialla. A restare in rosso sarà sicuramente la Sardegna.


Dubbi ancora per la posizione della Puglia che rimane fra arancione e giallo. In arancione dovrebbero restare la Calabria, la Valle d’Aosta e la Sicilia. Diventerebbero gialle: Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Marche, Piemonte, Pa Bolzano, Pa Trento, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto. Lo spostamento sarà deciso sulla base del monitoraggio all’esame della cabina di Regia.


Questa settimana – chiarisce l’analisi – c’è stata lievissima diminuzione della incidenza dei casi di Covid-19, pari a 157,4 per 100.000 abitanti, contro 160,5 per 100.000 abitanti della settimana precedente. Complessivamente, l’incidenza resta elevata e lontana da livelli (50 per 100.000) che permetterebbero il completo ripristino del tracciamento dei casi.

Brusaferro: «Il green pass è uno strumento prezioso»

Durante la conferenza stampa del Ministero della Salute e dell’Iss, il direttore della Prevenzione del ministero Gianni Rezza ha chiarito che non è possibile vedere queste aperture come la fine del Coronavirus: «Bisogna responsabilizzare le persone e le riaperture non vanno viste come un liberi tutti». Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, ha celebrato invece l’uso del green pass come strumento per contenere i contagi: «Il green pass certifica un ridotto rischio di trasmissione dell’infezione da Covid, quindi è uno strumento prezioso che aiuta a standardizzare i comportamenti nell’Ue, ma è anche uno strumento dinamico che può variare».

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