La primaria di Malattie infettive di Frosinone: «Qui famiglie decimate e reparti pieni, le riaperture ora sono pericolosissime» – Il video

La scia di morte che le varianti del virus hanno causato sul territorio ciociaro ha contato negli ultimi 3 mesi più decessi che in tutto il 2020. La dottoressa Katia Casinelli racconta la sua preoccupazione sulle riaperture: «Dove mettiamo i pazienti che arriveranno?»

La dottoressa Katia Casinelli è responsabile dell’unità operativa Malattie infettive ed Epatologia dell’ospedale “Fabrizio Spaziani” di Frosinone. Non un luogo qualsiasi quando si parla di varianti e dell’impatto devastante che le mutazioni del Covid-19 hanno avuto sulla popolazione. La scia di morte in Ciociaria ha provocato nei primi tre mesi del 2021 più decessi di tutto l’intero 2020. La squadra della dottoressa Casinelli e della Direttrice Pierpaola D’alessandro ha combattuto contro un nemico ancora più forte e rialzato le sorti di una sanità locale da tempo vittima di lacune. «Famiglie decimate e reparti colmi», il bollettino di una guerra che la primaria racconta di dover ancora combattere. È per questo che le riaperture decise dal governo Draghi per il 26 aprile qui fanno tanta paura. «Abbiamo reagito con tutte le nostre forze e sostenuto situazioni devastanti per il corpo e per la mente, ma ora il timore è di non farcela più». Una richiesta di aiuto e comprensione da parte di chi vede le imminenti riaperture come un «liberi tutti senza coscienza».


«Dove metto i pazienti che arriveranno?»

«I letti sono pieni e anche se c’è un turn over vengono subito sostituiti da altri pazienti Covid. Io ho paura a pensare cosa potrà succedere con queste riaperture, dove metto i pazienti che arriveranno?». La preoccupazione è la stessa che la dottoressa Casinelli racconta di aver avuto per decine di notti passate a chiedersi come riuscire a fronteggiare un’emergenza che ha stravolto in modo tragico il territorio ciociaro. La sua squadra ha reagito con forza all’ondata «ma di fronte a un’ulteriore aumento di contagi temiamo di non riuscire a farcela».


«Appellarsi al buon senso non basta più»

«È un anno e mezzo che si appellano al buon senso della popolazione ma ora non basta più». Il timore più grande per la dottoressa è quello di vedere altre persone morire. «Nonostante la voglia di aiutare la nostra gente non si sia mai spenta e i ringraziamenti da parte loro hanno riempito i nostri momenti più difficili, ora ci sentiamo stanchi e disperati». La sensazione di abbandono raccontata dalla primaria Casinelli è anche nei confronti di una tabella di marcia che sta andando troppo a rilento. «Se è vero che dovranno arrivare nuove forniture di vaccini tra aprile e maggio, sarebbe stato fondamentale lavorare duro per le somministrazioni: solo a quel punto sarebbe stata una vera ripartenza per tutti», aggiunge. «Le riaperture ora sono pericolosissime».

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