Decreto Covid, dopo lo scontro con le Regioni Draghi apre al compromesso: ipotesi coprifuoco alle 23 dal 17 maggio

Come chiarito ieri dalla ministra agli Affari Regionali, Maria Stella Regionali, l’esecutivo sta pensando a tagliandi periodici per i prossimi allentamenti

Dopo aver trovato un accordo sulle riaperture, da giorni ormai il nuovo fronte di scontro tra il governo e le Regioni è quello sulla scuola e, soprattutto, sul coprifuoco. L’esecutivo ha chiarito che non resterà alle 22 fino al 31 luglio. Ma le Regioni, sulla scia dei malumori manifestati dalla Lega, chiedono un allentamento il prima possibile. Il compromesso, riferisce La Stampa, potrebbe essere trovato con un allentamento a partire dal 17 maggio, data in cui, se i numeri sulla pandemia di Coronavirus lo consentiranno, l’orario del coprifuoco sarà spostato alle 23. Il governo vuole prima analizzare quale sarà stato l’effetto delle riaperture sull’andamento del contagio. Solo il 14 maggio, dopo aver fatto un punto, si potrà decidere se l’orario del coprifuoco potrà essere posticipato di un’ora. «Sono assolutamente certa che presto il coprifuoco sarà solo un brutto ricordo. È lo stesso decreto a dirlo, precisando che il Consiglio dei ministri potrà intervenire nelle prossime settimane, con tagliandi periodici al dl, modificando sia le regole per le riaperture che gli orari del coprifuoco». Così ieri, la ministra agli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, ha provato a chiarire la posizione del governo, facendo da mediatrice tra l’esecutivo, le Regioni e le varie forze politiche.


I malumori di Giorgetti

In particolare, è la Lega a spingere perché gli allentamenti e le riaperture proseguano molto più velocemente. Il Carroccio, dopo aver forzato la mano al governo sulle riaperture, vorrebbe anticipare a maggio l’apertura dei ristoranti al chiuso. Una Lega che negli ultimi giorni è entrata in pieno conflitto con il resto delle forze di governo dopo che, al momento del voto sul decreto Covid, ha deciso di astenersi. La decisione non è piaciuta al premier, ma non solo. Oltre al disappunto di Mario Draghi, ha fatto rumore quello del ministro allo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti. «Se mi dici ok al decreto prima della cabina di regia, ok alla riunione, poi non è che mi mandi così davanti a tutti a dire abbiamo cambiato idea…», avrebbe dichiarato Giorgetti – secondo La Stampa – dopo la mossa di Matteo Salvini. Uno strappo, quello tra il capo del Mise e il suo segretario, che sembra essere stato ricucito ma che potrebbe complicare, e non poco, gli accordi sulla roadmap per le prossime riaperture. Anche in vista dei mesi estivi.


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