La variante indiana minaccia anche l’Italia, Speranza blocca l’ingresso dall’India

Il ministro della Salute ha firmato con urgenza un’ordinanza restrittiva nei confronti di chi è stato nel Paese che, soltanto venerdì 23 aprile, ha riscontrato 346mila nuovi contagi

Sequenziata anche in Italia, a Firenze, lo scorso 10 aprile, la variante del Coronavirus cosiddetta indiana preoccupa l’Europa: si contano circa un centinaio di casi, individuati in Regno Unito, in Belgio, in Germania e nella vicina Svizzera. Il ministro della Salute Roberto Speranza, nel tentativo di arginarne la diffusione nel Paese, ha interdetto l’ingresso in Italia a chi è transitato dall’India negli ultimi 14 giorni. Ad eccezione dei residenti italiani, i quali «potranno rientrare con tampone in partenza e all’arrivo e con obbligo di quarantena».


«Chiunque sia stato in India negli ultimi 14 giorni e si trovi già nel nostro Paese è tenuto a sottoporsi a tampone contattando i dipartimenti di prevenzione», ha aggiunto il ministro. La preoccupazione, in assenza di certezze scientifiche, deriva dal recente exploit dei contagi nel Paese asiatico: «I nostri scienziati sono al lavoro per studiare la nuova variante indiana. Non possiamo abbassare la guardia. Venerdì è stato il giorno record per casi a livello mondiale con 893.000 positivi di cui 346.000 proprio in India», ha aggiunto Speranza.


Gli altri Paesi nella “black-list” del ministero

Prima dell’India, era il Brasile il Paese sul quale si erano concentrate le restrizioni per gli ingressi in Italia. Sul sito del ministero della Salute, si legge che «sono vietati l’ingresso e il transito nel territorio nazionale alle persone che nei quattordici giorni antecedenti hanno soggiornato o transitato in Brasile». Le eccezioni riguardano i cittadini che hanno ottenuto la residenza anagrafica in Italia prima del 13 febbraio 2021, le persone che devono ricongiungersi con il proprio partner o raggiungere il proprio domicilio e i funzionari pubblici, gli agenti di polizia e i diplomatici.

Per tutte queste categorie, resta l’obbligo di tampone molecolare o antigenico negativo eseguito nelle 48 ore precedenti al viaggio, un secondo tampone fatto entro le 48 ore al rientro in Italia e, indipendentemente dal risultato del test, l’obbligo di sottoporsi a isolamento fiduciario per 10 giorni, con un terzo tampone da effettuare alla fine della quarantena. Infine, restano attenzionati i viaggiatori che transitano da Australia, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea, Ruanda, Singapore, Tailandia: senza necessità di motivazioni per lo spostamento, dovranno comunque sottoporsi a tampone prima della partenza, isolarsi per 10 giorni, effettuare un secondo tampone alla fine della quarantena e raggiungere la propria destinazione finale in Italia solo con mezzi privati.

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