In Evidenza ENISiriaUSA
CULTURA & SPETTACOLOArcheologiaCampaniaErcolanoFoto

Ercolano, nuova scoperta su un reperto dell’eruzione del 79 d.C.: si tratta di un ufficiale di Plinio il Vecchio – Le immagini

09 Maggio 2021 - 15:24 Felice Florio
L'uomo sarebbe arrivato dal mare per soccorrere la popolazione in fuga dal materiale piroclastico emesso dal Vesuvio

Non finiscono di stupire i siti archeologici che si estendono in questo tratto del Golfo di Napoli. Mentre stanno per ripartire i lavori di scavo proprio ad Ercolano, emergono nuovi dettagli sui resti di 300 fuggiaschi recuperati nei primi anni ’80 dagli archeologi sul percorso che unisce l’antica spiaggia cittadina all’imponente Villa dei Papiri. Il direttore del parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, ha firmato una ricerca che restituisce una nuova identità a uno di quei 300 individui, catalogato inizialmente come semplice soldato. I dettagli dell’armatura e di una sorta di zainetto nel quale conservava piccoli strumenti da carpenteria, arrivati sino ai giorni nostri, farebbero pensare a un ruolo più importante nella società dell’uomo sepolto dall’eruzione del 79 d.C.

«Potrebbe trattarsi – spiega Sirano – di un ufficiale della flotta che partecipava alla missione di salvataggio lanciata da Plinio il Vecchio per soccorrere le popolazioni dei centri e delle ville affacciate su questa parte del Golfo di Napoli». Insomma, un militare della marina arrivato sulla spiaggia di Ercolano per fornire assistenza alle persone che si erano ammassate lungo la riva per sfuggire all’eruzione. Le correnti piroplastiche scese inaspettatamente dal Vesuvio, tuttavia, hanno finito per travolgere non solo le case, gli animali e la popolazione, ma anche l’ufficiale sceso a terraferma per prestare soccorso.

Le correnti, che si muovevano come uragani incandescenti alla velocità di 80-100 chilometri orari, hanno trascinato decine e decine di corpi in mare. Il corpo del militare si presenta a noi con le braccia piegate in avanti, in cerca di un appoggio, con la faccia affondata nella spiaggia e scaraventato a terra dai venti bollenti del vulcano. Proprio il moto delle correnti di quell’eruzione hanno donato a Ercolano caratteristiche diverse rispetto al sito della vicina Pompei, consentendo la conservazione del materiale organico: questo è il motivo per cui, oggi, da Ercolano sono arrivati a noi persino mobili di legno e tessuti.

Il presunto ufficiale di Plinio il Vecchio, oltre allo zainetto e all’armatura, è stato ritrovato con un appariscente cinturone di cuoio, ricoperto da lamine di argento e oro, attorno alla vita. Attaccata alla fibbia, una spada finemente decorata e montata su un’impugnatura di avorio. Dal lato opposto del cinturone, un pugnale altrettanto prezioso. Il rinvenimento di un gruzzolo di monete accanto al cadavere ha poi fornito ulteriori indicazioni sul suo status: 12 denari di argento e due d’oro caduti al suo fianco, una somma di denaro corrispondente allo stipendio che un pretoriano, all’epoca, guadagnava ogni mese.

L’analisi delle ossa ha permesso di identificare l’età dell’uomo – tra i 40 e i 45 anni – e determinare un ottimo stato di salute, nonché un’abitudine all’attività fisica. Tutti elementi che riconducono alla professione militare, dunque. Ma non potrebbe essere un soldato di stanza ad Ercolano e non, invece, arrivato con la flotta di Plinio il Vecchio dal mare? «Non è possibile – spiega Sirano -, perché non sono note guarnigioni dell’esercito nell’area vesuviana». Restano così due ipotesi: o si tratta di un pretoriano, guardie del corpo del comandante dell’esercito romano o dell’imperatore, oppure di un militare della flotta.

Le ricerche degli archeologi, però, fanno pendere più per la seconda ipotesi: «Da un lato la ricchezza della panoplia di armi, molto simile a quelle ritrovate nel 1900 in uno scavo in località Bottaro di Pompei indosso a quello che sembra essere stato se non proprio l’ammiraglio della flotta di Plinio il Vecchio almeno un alto ufficiale della marina; dall’altro gli attrezzi da lavoro che aveva nello zainetto e che lo farebbero identificare in un faber navalis, una figura ben conosciuta sulle navi militari romane, in pratica un ingeniere, specializzato nei lavori di carpenteria. Non ultimo il fatto che i resti dell’uomo siano stati ritrovati a poca distanza da quelli di un’imbarcazione militare».

Leggi anche:

Articoli di CULTURA & SPETTACOLO più letti