In Evidenza ENISiriaUSA
ATTUALITÀCinaCoronavirusFrancesco ZambonGoverno Conte IIInchiesteOMSPiano pandemicoRanieri GuerraSanità

L’ex funzionario dell’Oms Zambon: «L’allarme Coronavirus venne ignorato e il report ritirato per pressioni cinesi»

10 Maggio 2021 - 12:15 Maria Pia Mazza
L'ex dirigente dell'Organizzazione mondiale della sanità: «L'Oms fa politica o si occupa di salute? Perché non ha ascoltato l'allarme lanciato da Taiwan piegandosi a Pechino?»

«Come emerge dagli atti della procura, dalle chat, dalle mail, il rapporto sul Covid è stato ritirato per pressioni cinesi, principalmente. E poi perché si è ritenuto fosse troppo critico l’approccio italiano». Sono le accuse di Francesco Zambon, medico veneto e coordinatore del team che ha stilato il report in cui veniva definita «improvvisata» la prima risposta italiana all’emergenza Covid. Un dossier attualmente al centro di un’inchiesta della procura di Bergamo che vede indagato per false dichiarazioni al pm il direttore generale vicario dell’Oms, Ranieri Guerra. «Il Covid è stato segnalato in Cina il 31 dicembre 2019 quando l’ufficio dell’Oms di Pechino venne a conoscenza di circa 27 casi di polmonite di eziologia sconosciuta», si legge nel dossier curato da Zambon. «L’Italia non era del tutto impreparata a un’epidemia quando arrivarono le prime notizie dalla Cina. Nel 2006, dopo la prima di epidemia di Sars, il ministero della Salute e le regioni hanno approvato una preparazione nazionale contro l’influenza pandemica – si legge ancora -. La pianificazione, tuttavia, è rimasta più teorica che pratica». 

La ricostruzione delle date

«Le date sono una traccia importante. Il 21 gennaio l’Oms aveva comunicato che esisteva un virus che si trasmetteva da uomo a uomo. L’Italia aveva un piano nazionale pandemico, seppur datato al 2006 e mai aggiornato. Ma c’era», osserva ancora Zambon in un’intervistala Repubblica. Ma un mese dopo, «il 21 febbraio – prosegue Zambon – l’Oms faceva documenti ogni giorno e fino a quel momento erano stati segnalati solo 9 casi. Improvvisamente sono diventati 76: Vo’ Euganeo, Codogno, i focolai erano troppo distanti uno dall’altro. La situazione era incontenibile, eravamo già spacciati». «Penso che da gennaio al 21 febbraio si potessero fare tante cose che non sono state fatte – aggiunge Zambon -. Piuttosto che donare le mascherine, era necessario stoccarle, verificare il magazzino italiano, formare il personale sanitario. L’Italia non si sarebbe salvata dalla pandemia, ma avremmo potuto ridurre di molto i danni. Ma non è stato soltanto un problema italiano. Il fronte più importante è quello internazionale». 

«L’Oms fa politica o si occupa di salute? Perché non ha ascoltato l’allarme lanciato da Taiwan?»

Già, perché secondo la ricostruzione di Zambon, «il 31 dicembre Taiwan aveva captato autonomamente, perché non gli era stato notificato dalla Cina, che c’era un’infezione di un virus nuovo». E Taiwan, pur non essendo uno Stato membro dell’Oms, «lo stesso giorno ha allertato l’Organizzazione di una possibile trasmissione tra uomo e uomo». Ma «l’Oms lo ha detto ufficialmente solo il 21 gennaio». Nel mezzo, «sono passati venti giorni. Questo perché l’Oms non ascolta, per ragioni politiche, Taiwan», prosegue l’ex funzionario. E da qui la domanda chiave di Zambon: «L’Oms fa politica o si occupa di salute? Io so che la Cina è allergica alle discussioni, ma noi abbiamo il dovere di capire in maniera autonoma cosa è accaduto, perché di fronte alla prossima pandemia dovremo dare risposte migliori. Il nostro dovere è proteggere tutti i cittadini del mondo».

Foto in copertina: EPA/ROMAN PILIPEY

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti