Malala sulla copertina di Vogue Uk: «Il velo non è un segno di oppressione»

La più giovane vincitrice del Nobel ha rilasciato una lunga intervista dove ha parlato della sua crescita, dell’università e di «un attivismo sui social che deve cambiare»

A 13 anni i talebani le spararono perché aveva promosso una campagna per l’istruzione di tutte le ragazze. Nel 2014 vinse il Nobel per la Pace grazie al suo impegno nella lotta per i diritti civili delle donne in Pakistan, diventando, a 17 anni, la più giovane ad aggiudicarsi il premio. Oggi Malala Yousafzai di anni ne ha 23, si è laureata a Oxford e ha assunto maggiore coscienza di sé nel quadro delle battaglie sociali. Verte su questo il contenuto dell’intervista rilasciata all’edizione britannica di Vogue, dove Malala appare in copertina indossando il velo, «un segno di libertà», come lo definisce nel colloquio con i giornalisti della rivista.


L’esperienza all’università

«Andare all’università mi ha fatto dedicare un po’ di tempo a me stessa, incluso mangiare McDonald’s e giocare a poker», ha dichiarato l’attivista sulla sua esperienza da studentessa nella quale «ha potuto trascorrere molto tempo a studiare e in compagnia di coetanei». Prima dell’iscrizione a Oxford, dove si è laureata nel 2020 in Philosophy, Politics and Economics, infatti, la giovane non aveva avuto tempo per trascorrere la vita di una ventenne. «Non era mai stata veramente in compagnia di persone della mia età perché mi stavo riprendendo dall’incidente e stavo viaggiando per il mondo, pubblicando un libro e facendo un documentario», ha rilasciato Malala a Vogue.


Malala ha confidato che spesso si è sentita «infastidita» da se stessa, per via della fama che aveva raccolto con i suoi incontri eccellenti e i libri pubblicati. «Mi sono chiesta spesso “perché sono seduta qui alle 2 del mattino, a scrivere questo saggio? Perché non ho letto nulla?” e ancora “Voglio solo essere una studentessa”. Quando ho fatto la domanda per Oxford non ho inserito informazioni sul Nobel, mi sentivo a disagio. La gente», prosegue Malala, «mi chiedeva com’erano stati gli incontri con Emma Watson, Angelina Jolie e Obama? E io non sapevo cosa dire. È imbarazzante, perché volevo essere solo uno studentessa e un’amico.

La critica ai social

Nelle fotografie pubblicate sul magazine Malala Yousafzai indossa un velo, segno delle sue radici musulmane sunnite di etnia pashtun. «Le ragazze musulmane o le ragazze pashtun, o le ragazze pakistane, quando indossano il nostro abito tradizionale vengono considerate oppresse, o senza voce, o che vivono sotto il patriarcato», ha detto Malala, «Voglio dire a tutti che puoi avere la tua voce all’interno della tua cultura e puoi avere l’uguaglianza nella tua cultura, il velo non è un segno di oppressione». Nella sua intervista, Malala ha anche criticato un certo tipo di attivismo: «In questo momento abbiamo associato l’attivismo ai tweet, ma questo deve cambiare perché Twitter è un mondo completamente diverso».

Una speranza, tuttavia, risiede, «nel cuore di una ragazza quando ha una visione e una missione», afferma Malala parlando dell’amicizia con Greta Thunberg. Oggi Malala è tornata nella sua Birmingham, dove vive con la famiglia in attesa di «capire cosa fare», proprio come tante giovani della sua età. «Ultimamente mio padre riceve mail dal Pakistan dove alcuni spasimanti chiedono a lui la mia mano», racconta Malala, «ma tutto ciò che mi chiedo è dove sarò in futuro». Segno che forse Malala la normalità di una ragazza di 23 anni, adesso, la sta raggiungendo.

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