Come nel più classico dei sequestri, in cambio della liberazione di qualcuno o qualcosa viene pagato un riscatto, la cui cifra esatta non è mai resa nota. C’è chi dice che il Movimento 5 stelle verserà 250mila euro all’associazione Rousseau per affrancare l’ostaggio, ovvero i dati degli iscritti. Qualcun altro parla di 200 mila. Comunque, una somma distante dai 450 mila euro vantati da Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto che, nel consegnare il patrimonio digitale a Giuseppe Conte, annuncia la fine dell’utopia nata dall’amicizia tra il padre, visionario dell’informatica, e un comico popolarissimo, Beppe Grillo. «Questo non è più il Movimento e sono certo che non lo avrebbe riconosciuto nemmeno mio padre». Intanto, qualunque cosa sia la creatura mutilata di Rousseau e finalmente nelle mani di Conte, potrà contare sul 10% dei dati custoditi dalla piattaforma. I tecnici mandati a Milano dal Movimento ci hanno messo qualche ora per il trasferimento del materiale informatico. L’operazione complessiva, invece, richiederà diverse settimane. La quantità di informazioni ottenute dai 5 stelle, tuttavia, è sufficiente per avviare la consultazione degli iscritti in un nuovo ecosistema digitale: il reggente Vito Crimi aveva assicurato che sarebbe stato pronto settimane fa, ma nessuno dei parlamentari grillini sembrerebbe a conoscenza del reale stato dell’arte della neo-piattaforma del neo-movimento.
Anzi: i gruppi di Camera e Senato sono tenuti ben distanti dalle vicende che segnano la fine della democrazia diretta come Casaleggio padre ci ha insegnato. «Vi preghiamo cortesemente di evitare interviste, commenti, post e dichiarazioni», ha chiesto il Direttivo ai parlamentari. Alcuni di loro non accettano che la volontà della base sia sacrificata – una leadership collegiale di cinque persone – sull’altare della consacrazione di Conte. È una questione di timing: prima di votare un nuovo statuto, tra i cui articoli ce ne sarebbe uno che consegna le chiavi del Movimento nelle mani dell’ex premier, bisognerebbe seguire il corso deciso dagli Stati generali dello scorso novembre e confermato da una delle ultime votazioni su Rousseau, ovvero l’elezione di un comitato di cinque persone che guidi i 5 stelle, anche per un breve periodo transitorio, e senza primus inter pares.
Le casse dei 5 stelle sono vuote
Come in tutte le famiglie, poi, gran parte dei problemi sono riconducibili a questioni di denaro. La sostenibilità economica del neo-movimento contiano, privato di una folta pattuglia di parlamentari e quindi di contribuenti per la causa, intimorisce deputati e senatori. Le casse dei 5 stelle sono vuote: meno di un terzo dei parlamentari grillini avrebbe effettuato il primo versamento mensile di mille euro al Movimento. La maggior parte di loro attende di conoscere nei dettagli il restyling di Conte. Ad esempio, la decisione di mantenere o meno il limite del secondo mandato potrebbe spostare i flussi di denaro in un senso o nell’altro.
I deputati più giovani, qualora dovesse decadere il limite, certi di non riuscire nella rielezione potrebbero rifiutarsi di versare il contributo mensile. Viceversa, se il limite dovesse restare, chi sta esaurendo la propria esperienza parlamentare potrebbe decidere di trattenere per sé gli ultimi stipendi intatti di Montecitorio e Palazzo Madama. Nei prossimi giorni dovrebbero partire le mail per reclamare i mille euro ai parlamentari che non hanno ancora fatto il versamento. Anche perché, oltre al debito di 200 o 250 mila euro da saldare con Casaleggio, come anticipato da Open, c’è la nuova sede fisica da pagare: nel centro di Roma, avrà un costo mensile di circa 15 mila euro. Poi bisognerà assumere e pagare i dipendenti che lavoreranno per la nuova segreteria, i costi della piattaforma alternativa a Rousseau, la campagna elettorale alle porte e, non ultimo, il possibile risarcimento danni a Carla Cuccu, consigliera regionale sarda espulsa e poi reintegrata dal comitato di garanzia.
A giugno il nuovo statuto dei 5 Stelle
Il neo-movimento di Conte ha davanti a sé settimane dure e il divorzio usurate con l’associazione Rousseau non aiuta. L’avvocato ha annunciato che il mese di giugno sarà quello della svolta, con la presentazione del nuovo statuto – chiuso nel suo cassetto già da tempo – e un possibile ritorno in piazza. Si parla di una grande manifestazione per ricucire i rapporti con la base. Sull’altra sponda del Piave, mentre Rousseau potrebbe evolversi in una mera società che eroga servizi digitali, Casaleggio starebbe valutando un ritorno sulla scena politica, dopo l’estate. La stessa tempistica che si è dato Alessandro Di Battista.
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