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Uniti da Conte ma divisi dal ponte. L’assemblea dei Cinque Stelle finisce con i litigi in chat

11 Maggio 2021 - 14:28 Felice Florio
L'apertura di Cancelleri alla realizzazione del viadotto sullo Stretto è l'ennesima giravolta di un movimento diventato partito. L'abiura delle origini, però, scontenta alcuni parlamentari, che si scatenano con i messaggi

«La posizione sul “no” alla Tav nasce e cresce in Piemonte, l’abbiamo seguita fino alla disfatta perché voi volevate così». «Francesco, ma che ca**o dici, è una delle primissime battaglie di Beppe». Non è il botta e risposta di un talk show, non sono le dichiarazioni di esponenti di due partiti diversi. Il primo messaggio è firmato Francesco D’Uva, deputato siciliano del Movimento 5 stelle, che con i suoi corregionali si dice possibilista sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina – quello stesso tratto di mare che Beppe Grillo attraversò a nuoto per evidenziare l’inutilità della grande opera -, il secondo è del senatore piemontese Alberto Airola. L’occasione di scontro è la chat di Zoom, piattaforma di videoconferenze usata dai grillini per riunirsi ai tempi del Covid.

«Sbattiamo fuori chi dice caz***e ed è pure al governo»: Cancelleri sotto attacco

Lo hanno fatto ieri per l’assemblea congiunta dei parlamentari 5 stelle di ieri, dove Giuseppe Conte non si è presentato. Ha tenuto il filo del discorso il reggente Vito Crimi, spiegando perché, secondo lui, Davide Casaleggio ha torto e il Movimento ha ragione sulla querelle dei dati degli iscritti, perché il tribunale di Cagliari ha preso un abbaglio ed è lui il legittimo rappresentante legale dei 5 stelle, perché i parlamentari devono versare quanto prima mille euro del proprio stipendio al Movimento. La sede fisica, nel centro di Roma, avrà un costo mensile di circa 15mila euro. In più bisognerà assumere e pagare i dipendenti che lavoreranno per la nuova segreteria.

Mentre Crimi aggiorna i parlamentari sul prosieguo dei lavori di rifondazione del Movimento, l’attenzione di deputati e senatori è posta su tutt’altro. L’ex ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli lo dice apertamente: «Le parole di Cancelleri – circa il ponte sullo Stretto – sono inopportune». E quando Crimi rimanda la discussione sul tema a oggi, 11 maggio, giornata in cui si tiene un’altra assemblea con la presenza del sottosegretario grillino alle Infrastrutture, è nella chat di Zoom che infuria la lite. Alberto Airola, senatore piemontese, è furibondo: «Sbattiamo fuori chi dice caz***e ed è pure al governo».

Il riferimento è a Giancarlo Cancelleri: il sottosegretario del ministero di Enrico Giovannini, in un’intervista alla La Stampa, ha detto che il «ponte sullo Stretto sarà pronto in dieci anni, sarà a tre campate e ci passerà la ferrovia». Cancelleri ha definito «simbolo di ripartenza» ciò che, un tempo, il partito del no alla Tav e alla Tap riteneva un’opera «inutile». Parola di Beppe Grillo che, parlando del ponte, scriveva sul suo blog: «Il M5s è riuscito, grazie a Virginia Raggi, a bloccare le irresponsabili Olimpiadi del 2024 a Roma, ma non siamo ancora riusciti a frenare gli appetiti malsani di chi vuole fare a tutti i costi grandi opere inutili con i soldi dei cittadini».

La chat dell’assemblea

Così, evitati ulteriori interventi verbali sull’affaire del ponte, la disputa si sposta nella chat di Zoom. «Per il Movimento il punto non si fa, punto – rilancia Airola -. È vergognoso che in un momento in cui l’Italia va a rotoli si parli di ponte sullo stretto». A questo punto, il tentativo di cassare la discussione viene fatto dalla senatrice Giulia Lupo: «Di ponte ne parliamo domani». E si scaldano gli animi: «Mi censuri?», chiede Airola, supportato dalla deputata calabrese Federica Dieni: «Ma di che si deve parlare Alberto, nasciamo “no ponte”. Non ci sarebbe neanche da parlare. A meno che qualcuno non abbia sbagliato posto, non vorrei essere io». Un altro calabrese, il senatore Giuseppe Auddino, manda l’emoji dell’applauso ad Airola.

Poi, però, interviene l’influente deputato messinese, Francesco D’Uva, a smorzare l’entusiasmo di Airola e dei parlamentari calabresi: «Noi seguiamo voi piemontesi sulla Tav. Voi seguite noi siciliani sul ponte». E si apre il vaso di pandora della Tav, altra grande battaglia – persa – dal Movimento. «La Tav non è un argomento dei “piemontesi”, chi non lo sa venga che glielo spiego. Così, il ponte non è un argomento di siciliani o calabresi». D’Uva ribatte: «La posizione sulla Tav nasce e cresce in Piemonte, l’abbiamo seguita fino alla disfatta perché voi volevate così». Da questo punto in poi, la situazione degenera.

Tutti contro D’Uva

Apriti chat: torna a parlare Dieni e si aggiunge anche la senatrice piemontese Elisa Pirro, entrambe contro la posizione di D’Uva. La prima scrive: «Noi calabresi non lo vogliamo così come da programma del M5s. E con tutte le cose dette contro – il ponte – negli anni… soprattutto ora che diventiamo ancora di più per la transizione ecologica». Pirro aggiunge: «Francesco, permettimi, ma sulla Tav parlano i dati e l’analisi costi benefici e non i “puntigli” dei piemontesi». E ancora Airola, nel tutti contro D’Uva: «Francesco, ma che ca**o dici, è una delle primissime battaglie di Beppe». D’Uva non cede e, sornione, afferma: «Sulle scelte che riguardano la Sicilia sono certo che ci ascolterete come noi abbiamo ascoltato voi».

Airola lo invita nuovamente a non dire «ca***te» e Dieni ironizza: «Francesco, sono scelte che riguardano anche la Calabria, almeno che non vogliate fare il ponte fino a Trieste». «Io sto dicendo che dovete far esprimere noi, è corretto ascoltare il territorio». I toni sembrano smorzarsi, Dieni scherza: «Reggio non vi vuole – per poi correggersi -. Vi vuole bene e vi accoglie ma con la nave». D’Uva saluta, senza rispondere all’ultima imbeccata di Airola: «Non è un problema dei siciliani ma proprio per nulla». Non ricevendo risposta, alle 22.20 spaccate, Airola si lascia sfuggire un «Vaffan***o», al quale D’Uva risponde mandando l’emoji di un bacio.

La caduta dei miti

E pensare che nove anni fa, quando aveva 64 anni, Grillo attraversò a nuoto lo Stretto di Messina. La traversata durò poco più di un’ora ma, nonostante il maestrale e la pioggia battente, il garante del Movimento riuscì nell’impresa che serviva a dimostrare anche l’inutilità del ponte sullo Stretto. E nel suo stile, Grillo raccontò così la giornata sul suo blog: «Questo è il terzo sbarco in Sicilia in 150 anni. Il primo fu Garibaldi che portò i Savoia, il secondo fu fatto dagli americani che portarono la mafia, il terzo sono io con il Movimento 5 stelle, ma né Garibaldi o Nino Bixio o Lucky Luciano sono arrivati in Sicilia a nuoto».

Nel 2009, durante uno spettacolo a teatro, Grillo disse: «Io sono a favore dei ponti perché uniscono, ma non si può unire la Calabria con la Sicilia: si stanno sui cogl***i da un milione di anni». E a parte l’ironia, in quella e in altre occasioni, Grillo ha ribadito il “no” al ponte sullo Stretto. Adesso, il gruppo parlamentare che risponde al suo simbolo si è spaccato proprio sul ponte: i parlamentari siciliani, in una nota congiunta, si dicono «aperti al confronto senza alcun pregiudizio ideologico». La più giovane deputata alla Camera, la siciliana Angela Raffa, dichiara: «Io sono favorevole. Sono passati 10 anni dalle battaglie “No Ponte” e, nel frattempo, il mondo è cambiato».

Non è solo il mondo a essere cambiato: anche il Movimento sta affrontando una trasformazione strutturale. È la caduta dei miti grillini, iniziata con il No Tav e che continua a macinare gli ideali del Movimento. Prima ancora che i 5 stelle nascessero, Grillo lottava affinché la Torino-Lione non si realizzasse. Nel 2018, quando il M5s si sedette al governo con la Lega, disse: «Mi sono beccato 4 mesi di condanna io per la Tav – garantendo che – la Tav non si farà. Dobbiamo finire questa analisi costi-benefici, ma sono certo che non si farà». E invece i lavori proseguono, con il parare positivo del parlamento. Stessa storia per la Tap, in Puglia. In questo caso fu Alessandro Di Battista a promettere: «In quindici giorni, se andiamo al governo, la fermiamo».

L’elenco delle battaglie sacrificate sull’altare del compromesso è lungo – si pensi ad Autostrade, ai Benetton, ad Alitalia – e non risparmia nessun esponente: Luigi Di Maio, prima del voto che portò il 48% dei consensi al Movimento a Taranto, promise una riconversione o una chiusura dell’acciaieria. Oggi, sono ancora tre gli altiforni in funzione nello stabilimento di Arcelormittal. Per tornare, però, alla questione ponte, sono indicative le parole che Grillo scrisse sul suo blog meno di sei anni fa: «La notizia della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina è una presa per il cu*o che serve al Pd per avere un argomento di cui parlare ai talk show e coprire i suoi fallimenti quotidiani, alla mafia per aprire cantieri che non vedranno mai fine e che costerà altri centinaia di milioni ai cittadini assetati».

Oggi, con il Partito democratico, il Movimento sta studiando una sorta di alleanza strutturale. Ma non è questo il punto dell’articolo del garante 5 stelle. «Un’opera faraonica – scriveva ancora sul ponte – che non vedrà mai la luce, già costata circa 600 milioni ai contribuenti, per il quale tre anni fa il governo Monti stanziò 300 milioni per il pagamento delle penali per la “non” realizzazione del progetto. Secondo il piano economico approvato dal Cda della Stretto di Messina Spa il 29 luglio 2011 – proseguiva Grillo -, il costo complessivo dell’opera sarebbe di 8,5 miliardi, mezzo reddito di cittadinanza con cui il M5s salverebbe 10 milioni di italiani dalla fame e dalla disoccupazione». Anche sull’abolizione della povertà Grillo potrebbe essere smentito. Ma questo è un altro capitolo della parabola carpiata dei 5 stelle.

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