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Scoppia il caso del processo Eni-Nigeria, indagati i pm De Pasquale e Spadaro. L’ipotesi è rifiuto di atti d’ufficio

10 Giugno 2021 - 14:17 Redazione
Ieri, nelle motivazioni della sentenza di assoluzione, il duro attacco dei giudici alla procura: «Ignorato un documento a favore degli imputati»

Il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro sono indagati con l’ipotesi di rifiuto di atti d’ufficio. L’iscrizione a registro, da parte della Procura di Brescia, riguarda il processo Eni-Shell Nigeria. Secondo le accuse, pur avendo la consapevolezza della falsità delle prove portate dall’ex manager di Eni Vincenzo Armanna, i pm avrebbero omesso di mettere a disposizione delle difese e del Tribunale gli atti in proposito, nel corso del dibattimento sul blocco petrolifero Opl245. L’inchiesta bresciana riguarda un video tra Armanna e l’avvocato Piero Amara e i documenti, a loro trasmessi dal pm Paolo Storari, relativi a un un versamento di 50 mila dollari da un conto dello stesso Armanna a un teste, Isaak Eke.

Ieri, a meno di tre mesi dalla sentenza, i giudici di Milano hanno depositato le motivazioni del verdetto d’assoluzione di tutti e 15 gli imputati accusati nel processo Eni-Nigeria. Tra questi figuravano diversi membri delle due compagnie petrolifere, nonché Paolo Scaroni (ex ad di Eni e attuale presidente del Milan) e il suo successore alla guida della compagnia petrolifera italiana, Claudio Descalzi. Le motivazioni contenevano anche un duro attacco nei confronti della procura, rea – secondo i giudici – di avere ignorato un documento a favore degli imputati. La segnalazione a carico dei due pm è arrivata procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, al Consiglio Superiore della Magistratura e al ministero della Giustizia. L’iscrizione nel registro degli indagati dei due pm, stando a quanto riferito dall’agenzia Ansa, risalirebbe a una decina di giorni fa, a seguito dell’interrogatorio del pm Storari, già indagato a Brescia per il caso relativo ai verbali dell’avvocato Amara e ai contenziosi con i vertici del suo ufficio di competenza.

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