Biden schiera la Nato contro la Cina, ma le forze europee sono pronte a combattere?

I leader della Nato hanno dichiarato che la Cina rappresenta un rischio per la sicurezza, è la prima volta che l’alleanza storicamente focalizzata sulla Russia dichiara ufficialmente di dover rispondere all’ascesa di Pechino

Dopo il G7, la Nato. Lunedì a Bruxelles c’è stato il primo vertice dell’Alleanza atlantica con la presenza del nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Tanti gli argomenti al centro delle discussioni: rapporti con la Cina e con la Russia, cybersicurezza, il ritiro dall’Afghanistan. Si è parlato anche della riforma dell’organizzazione, Nato 2030, accompagnata da un nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza, il principale documento che fornisce le linee guida politiche e operative della Nato. Biden ha esaltato il ruolo della Nato e focalizzato su Russia e Cina «le nuove sfide» dell’alleanza. Nella dichiarazione dei 30 leader si fa riferimento alle «minacce cyber e ibride, comprese le campagne di disinformazione, e l’uso dannoso di tecnologie emergenti sempre più sofisticate». Come il G7, il vertice della Nato serve agli USA per compattare il fronte degli alleati di fronte alla crescente potenza militare ed economica di Pechino, e la minaccia che essa pone alla sicurezza euro-atlantica. «Voglio che l’Europa sappia che gli USA ci sono, come nella Seconda Guerra Mondiale», ha detto Biden nell’incontro con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg a margine del summit, sottolineando che «una Nato forte è un bene per l’America e un bene per l’Europa». Soprattutto in tempi di nuove sfide. 


Russia e Cina sono le nuove sfide

La determinazione delle dichiarazioni di Biden si ritrova nelle parole della dichiarazione finale. «Le ambizioni dichiarate e il comportamento assertivo della Cina presentano sfide sistemiche all’ordine internazionale basato su regole e alle aree rilevanti per la sicurezza dell’Alleanza». Il carattere inequivocabile del testo ufficiale dimostra quanto siano peggiorate le relazioni nei 18 mesi trascorsi dal vertice in cui i paesi della Nato chiusero la riunione con una dichiarazione molto più cauta sulle «opportunità e sfide» rappresentate dall’ascesa cinese. Il comunicato solleva preoccupazioni per le «politiche coercitive» della Cina, il suo accumulo di testate nucleari e sistemi di lancio sofisticati e la sua partecipazione alle esercitazioni militari russe nell’area euro-atlantica.


Dopo gli anni della presidenza di Donald Trump, che aveva ridicolizzato la Nato e quasi minacciato gli alleati di abbandonarli se non avessero fatto fede ai loro doveri sulle spese per la difesa – effettivamente non rispettato – Biden ricompatta il fronte in funzione anti-cinese e anti-russa. La manovra, almeno sul piano dialettico, sta funzionando. Gli alleati rispondono positivamente, soprattutto l’Italia. Il premier Mario Draghi in questi giorni di vertice del G7 e summit della Nato ha riaffermato sulla scena internazionale la totale fedeltà dell’Italia all’atlantismo, fino ad annunciare la revisione di quel memorandum d’intesa sulla Nuova via della Seta firmato nel 2019 dal governo giallo-verde. 

La Nato, tra ambizioni e realtà

Ma un problema della strategia di Biden è che mentre con Trump gli europei erano colpevoli di spendere troppo poco, con Biden potrebbe emergere il problema che gli europei sono troppo deboli. Storicamente le forze armate europee sono preparate a malapena per proteggersi dalla Russia combattendo insieme alle forze armate statunitensi. Secondo alcuni esperti della difesa, contro la Cina e la sua crescente proiezione marittima gran parte delle forze armate europee sarebbero quasi inutili. «Le forze armate non sono pronte a combattere con i mezzi che hanno», hanno scritto in un recente rapporto gli analisti del Center for American Progress, think tank vicino alla Casa Bianca. Il rapporto affermava che dopo decenni di declino «troppe forze europee non sono pronte a combattere: i caccia non sono pronti per le e missioni, navi e sottomarini non sono pronti per navigare, i carri armati non sono pronti per partire». 

Nello specifico, ed è importante se si parla di organizzare missioni dall’Artico e dal Mediterraneo fino all’Indo-Pacifico, le forze armate europee sono sono in grado di sostenere operazioni a distanza per lunghi periodi di tempo. «L’Europa non è dotata di capacità come il rifornimento in volo per caccia da combattimento, aerei da trasporto truppe e i droni di ricognizione e sorveglianza di fascia alta», dice il rapporto. Anche con Biden che proclama il suo impegno nei confronti della Nato e dell’articolo 5 (la mutua difesa), la realtà militare dell’Europa potrebbe creare tensioni all’interno dell’alleanza. Quando si deciderà di passare dalle parole alle azioni concrete, se la minaccia da contenere si trova dall’altra parte del mondo potrebbero emergere le vere domande sulla rilevanza di alleati che possono a malapena agire sul proprio territorio, né hanno tanta voglia di investire le risorse necessarie per diventare in grado di farlo.

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