«Stiamo buttando via i vaccini»: la Corte dei Conti indaga sulle fiale di AstraZeneca «sprecate»

La magistratura contabile del Lazio vuole vederci chiaro dopo le denunce dei medici di base. Il ministero della Salute intanto smentisce

Le fiale di AstraZeneca buttate finiscono sul tavolo della Corte dei Conti. La magistratura contabile del Lazio apre un fascicolo d’indagine sulle dosi del vaccino Vaxzevria passate dai frigoriferi ai bidoni dell’immondizia perché si possono mantenere al massimo per sei ore, ma in molti non si sono presentati per l’inoculazione dopo i cambi di rotta rispetto alla seconda dose. Secondo i calcoli riportati nei giorni scorsi dal Corriere della Sera Roma, circa duemila medici di base stavano usando AstraZeneca fino allo stop del ministero. «Purtroppo alcuni dottori hanno dovuto buttarle, da quando sabato è arrivata la circolare che raccomandava l’utilizzo di Vaxzevria (cioè AstraZeneca) solo per gli over 60, noi ci siamo attenuti alle regole e siamo stati travolti da centinaia di richieste di chiarimenti», ha detto al quotidiano Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario della Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale.


Per questo adesso i magistrati della Corte dei Conti del Lazio chiederanno al ministero della Salute se davvero le fiale di Vaxzevria sono finite nei cestini durante la più grande campagna vaccinale di questo secolo. La Regione Lazio ha già risposto facendo sapere che i medici di base possono restituirle alla farmacia ospedaliera o alle Asl. Via della Pisana ha fatto sapere di avere in giacenza 94.025 dosi di AstraZeneca, utili per i richiami agli over 60. Che però saranno complicati da effettuare in toto visto che dopo il balletto di permessi e divieti in molti non faranno il richiamo con il vaccino anglo-svedese. Intanto Bartoletti fa notare che i bugiardini vincolanti per i medici vietano il mix di richiami: «Per evitare il caos nelle vaccinazioni è prioritario il tema sicurezza ma anche il buon senso – dichiara Bartoletti -. Nei nostri studi c’è grande confusione. I richiami a persone sotto i 60 anni devono essere rimandati e riprogrammati, e quelli sopra i 60 può capitare non siano in numero adeguato alle dosi disponibili. I medici hanno in frigorifero al massimo una fiala e dunque ogni singola dose è preziosa. Il rischio di sprechi, benché limitato, è però una possibilità reale».


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