Pnrr, Provenzano attacca la task force liberista di Draghi. Calenda a Open: «Stagnaro è un pragmatico, qualche dubbio su Puglisi»

Il candidato sindaco di Roma, quando era il titolare del ministero dello Sviluppo economico, aveva nella sua segreteria tecnica proprio il direttore ricerche dell’istituto Bruno Leoni

Mario Draghi ha nominato la task force per monitorare l’impatto degli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Guidata dal consigliere economico di Palazzo Chigi Marco Leonardi, i cinque membri del comitato sono Carlo Cambini, Francesco Filippucci, Marco Percoco, Riccardo Puglisi e Carlo Stagnaro. Su questi ultimi due nomi in particolare, il vicesegretario del Partito democratico, Giuseppe Provenzano, ha sollevato una polemica direttamente con la presidenza del Consiglio: «È opportuno chiamare degli ultras liberisti? – ha domandato sui social -. Una vita a infamare la spesa pubblica su Twitter, e poi… Ma aggiornare, se non le letture, le rubriche di alcuni consiglieri a Chigi?». Insomma, un attacco diretto alla scelta di Draghi.


La reazione di Letta

Secondo alcune indiscrezioni, il segretario del Pd Enrico Letta avrebbe telefonato direttamente al suo vice per rimproverare l’uscita scomposta nei confronti della presidenza del Consiglio. Secondo altre fonti, dietro la mossa di Provenzano ci sarebbe lo stesso Letta, il quale potrebbe aver mandato in avanscoperta l’ex ministro per il Sud a pungere Draghi: tra il premier e il segretario Dem ci sarebbero stati recentemente degli attriti, dopo che l’inquilino di Palazzo Chigi aveva definito inopportuna l’idea di Letta di finanziare una dote per i 18enni attraverso una tassa sulle successioni. Azione da solista del membro più a sinistra dell’intera segreteria lettiana, dunque, o una piccola vendetta che rientra nella strategia comunicativa del professore Sciences-Po?


Il punto di vista di Calenda

«Le etichette fanno male. Peraltro Irene Tinagli – l’altra vicesegretaria del Pd – non è meno liberale di Stagnaro, per fortuna!». Interviene così nella disputa Carlo Calenda. Il candidato sindaco di Roma, quando era il titolare del ministero dello Sviluppo economico, aveva nella sua segreteria tecnica proprio Stagnaro. Conosce bene come lavora il direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, accusato di eccesso di liberismo da Provenzano. «Ovviamente quando ha lavorato nella segreteria di un ministero – racconta Calenda – era molto più pragmatico e meno ideologico di quando fa l’intellettuale puro senza incarichi, come è normale e giusto. Ognuno ha il suo pensiero di provenienza, poi quando fa un lavoro per il governo questo pensiero viene moderato dalla capacità e necessità di far accadere le cose, di essere equilibrato».

L’enigma Puglisi

Calenda invita la segreteria del Pd a non preoccuparsi: «Io ho posizioni diverse da Stagnaro, ma quando lavoravamo insieme lui ha sempre capito la logica del pragmatismo meno ideologico dal punto di vista liberista». Qualche riserva in più il candidato sindaco di Roma ce l’ha sull’altro membro della task force chiamato in causa dal vicesegretario Dem: «Per quanto riguarda Puglisi, che non conosco bene, posso dire che mi sembra molto più aggressivo e molto più polemico. Non credo che possano essere le sue idee il problema, ma il suo atteggiamento. Detto ciò – conclude -, non sta a me valutarlo». Insomma, per Calenda la polemica sollevata da Provenzano è infondata, poiché ben diverso è intervenire nel dibattito pubblico da coprire i ruoli istituzionali.

Il fuoco amico nel Pd

Le critiche all’ex ministro per il Sud arrivano anche dal fuoco amico. Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato fino allo scorso marzo, afferma al Giornale: «Il premier è libero di scegliere chi vuole in modo autonomo, mi pare che il tweet di Provenzano sia eccessivo e anche sbagliato: probabilmente non conosce la differenza tra “liberale” e “liberista”, forse dovrebbe ripassarla – e aggiunge -. Non mi spiego gli attacchi al governo da parte di alcuni membri del suo partito: l’ agenda Draghi e il suo posizionamento internazionale sono i nostri, sono altri i partiti che guardano alla Russia o alla Cina come riferimenti». La task force, ad ogni modo, non potrà incidere sull’allocazione delle risorse del Pnrr: il suo compito non è quello di decidere a chi o per cosa dare i soldi, ma di monitorare l’impatto degli investimenti.

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