L’Organizzazione delle Nazioni unite per l’Educazione, la scienza e la cultura – più comunemente conosciuta con l’acronimo Unesco – ha posto l’attenzione sul fragile equilibrio della laguna di Venezia. Nello specifico, l’allarme riguarda le Grandi navi: «Occorre urgentemente una soluzione di lungo periodo – che dia massima priorità all’ipotesi di – impedire totalmente l’accesso in Laguna» alle navi da crociera. Gli organi tecnici dell’Unesco chiedono che le imbarcazioni siano «reindirizzate verso porti più adatti nell’area». Non solo: la proposta prevede che Venezia sia inserita nella lista dei siti in pericolo. L’ipotesi sarà oggetto di valutazione nella sessione annuale dal 16 al 31 luglio. Se il Comitato mondiale del patrimonio darà l’ok, l’Italia dovrà sviluppare un piano di intervento, con le misure correttive, e presentare un rapporto di attuazione entro febbraio 2022.
Venezia e la sua laguna fanno parte della lista Unesco dei patrimoni dell’umanità dal 1987: sono circa una cinquantina i siti definiti a rischio. Nel momento in cui l’organizzazione formalizza la situazione di pericolo, lo Stato deve partecipare a un negoziato volto a «verificare la rimozione delle condizioni di pericolo per la sostenibilità del sito e per il mantenimento delle valenze culturali che ne hanno determinato l’iscrizione stessa nella lista del patrimonio mondiale». I tecnici che stanno esaminando il caso Grandi navi, inoltre, hanno rilevato che la proibizione «teorica» del transito delle navi di oltre 40 mila tonnellate non ha avuto effetti pratici, poiché non esisterebbe ancora un’alternativa infrastrutturale alla laguna per l’ormeggio. Si continuano a scandagliare ipotesi temporanee per il transito tra il bacino di San Marco e il canale della Giudecca ma, secondo l’Unesco, si tratta di tentativi insufficienti. Se non si interverrà, hanno concluso i tecnici, gli effetti «degradanti» sul vulnerabile ecosistema lagunare, insieme al cambiamento climatico, potrebbero causare danni irreversibili a Venezia.
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