Tredici Paesi europei firmano una dichiarazione contro le leggi anti Lgbtq+ in Ungheria. L’Italia non è tra loro

Il nostro Paese non è tra i firmatari del documento europeo redatto contro i recenti e «preoccupanti» emendamenti approvati in Ungheria

L’Italia non ha firmato l’iniziativa congiunta dei Paesi europei contro la legge ungherese anti la comunità Lgbtq+. Tredici Paesi europei hanno firmato una dichiarazione avviata dal Belgio a margine del Consiglio Affari generali a Lussemburgo, per denunciare le discriminazioni inaccettabili attuate dal governo di Viktor Orban, in ultimo attraverso la legge approvata lo scorso 15 giugno dal Parlamento. La comunicazione è stata firmata da Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Lettonia. L’Italia, però, non è tra questi. «Esortiamo la Commissione Europea, in quanto custode dei trattati, a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire il pieno rispetto del diritto dell’Ue, anche deferendo la questione alla Corte di giustizia», scrivono i firmatari.


«Esprimiamo profonda preoccupazione per l’adozione da parte del parlamento ungherese di emendamenti che discriminano le persone LGBTIQ e violano il diritto alla libertà di espressione con il pretesto di proteggere i bambini», si legge nella dichiarazione. «Questi emendamenti […] rappresentano una forma flagrante di discriminazione basata sull’orientamento sessuale, sull’identità e sull’espressione di genere e quindi merita di essere condannata. L’inclusione, la dignità umana e l’uguaglianza sono valori fondamentali della nostra Unione europea e non possiamo scendere a compromessi su questi principi».


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