Green pass italiano, Sileri: «Dovremo modificarlo». E sugli Europei: «Meglio se gli inglesi non vengono a vedere la partita a Roma»

Il sottosegretario alla Salute ha dichiarato che, se è vero che serve la seconda dose di vaccino per darti la massima protezione, allora i criteri per l’assegnazione della certificazione «dovranno essere aggiornati»

Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ha parlato microfoni di Radio Capital sull’ipotesi della seconda dose di vaccino anti-Covid per ottenere il Green pass, con riferimento all’accesso alle discoteche. «Per il momento – ha detto il sottosegretario – credo che la singola dose possa essere sufficiente. Aspetterei il prossimo monitoraggio ma – ha messo in guardia – se si passa dal 20% di prevalenza della variante Delta al 40% allora è chiaro che bisogna agire tempestivamente». Se è vero che vale la seconda dose per darti la massima protezione, allora «il Green pass in qualche maniera dovremmo aggiornarlo», dice. Il problema principale si pone con AstraZeneca, «perché, rispetto a Pfizer e Moderna, passano molte settimane» tra la prima e la seconda somministrazione. In quel caso, chi è in attesa della seconda dose può sempre fare il tampone: «Potrebbe essere possibile aumentare il numero di test», ha sottolineato.


I tifosi inglesi in arrivo in Italia? Servono disincentivi

Sileri ha poi parlato del nodo tifosi inglesi, attesi a Roma per sabato 3 luglio. «La cosa migliore sarebbe suggerire ai tifosi inglesi di non venire a vedere la partita anche se capisco che forse è la cosa più difficile da accettare. Però purtroppo la variante Delta è una realtà nel Regno Unito». E infatti il contagio da Coronavirus corre nel Regno Unito. Giorno dopo giorno l’impennata che si registra è di diverse migliaia di nuovi positivi in più, e la causa è da attribuire in gran parte alla variante Delta (che sta incidendo al 99%). Nell’ultima rilevazione del governo britannico, per esempio, sono stati registrati 26.068 casi su quasi 900.000 tamponi: è un dato record che ha fatto ripiombare il Paese ai livelli di contagio del 23 gennaio scorso. In questo contesto, le autorità italiane (ed europee) continuano a esprimere preoccupazione per le semifinali e per la finale di Euro 2020 in programma a Wembley, nella capitale del Regno Unito. Ma un certo grado di apprensione comincia a diffondersi anche intorno al prossimo match che giocherà l’Inghilterra: il 3 luglio all’Olimpico di Roma contro l’Ucraina.


«Wembley? Servirebbero più tamponi e una quarantena»

Per il sottosegretario alla Salute sarebbero decisamente utili non solo «più controlli agli arrivi» in aeroporto dal Regno Unito, ma anche e soprattutto «disincentivi» ad andare a vedere il match allo stadio capitolino. Sileri ha parlato anche dei prossimi appuntamenti a Wembley per i quali, dice, servirebbero «filtri maggiori come doppio tampone e quarantena». La quarantena di cinque giorni – è la convinzione di Sileri – è una misura che «va rispettata per diminuire le possibilità di ulteriore importazione della variante Delta, che ora in Italia ha una prevalenza del 20%», ma che è destinata a salire e a diventare predominante, probabilmente per il prossimo autunno. L’unico dato “positivo” al momento nel Regno Unito riguarda il numero delle vittime che si mantiene stabile grazie alla campagna vaccinale che sta andando avanti a ritmi serrati.

La somministrazione delle prime dosi è arrivata al’85% della popolazione adulta e i richiami al 62,4%. Sono percentuali che di fatto stanno frenando anche l’impatto sull’incremento dei ricoveri ospedalieri, oltre che dei decessi. «Il numero dei ricoveri – prosegue il sottosegretario alla Salute – colpisce prevalentemente chi non è vaccinato, chi ha fatto solo la prima dose, anche se in maniera minore, e molto molto più raramente anche chi ha fatto la seconda, ma il punto è – conclude – che deve essere messo un limite in grado di ridurre le chance di importazione di ulteriore variante detta in Italia».

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