È iniziato alle 15 e terminato a mezzanotte l’interrogatorio fiume in carcere a Reggio Emilia a cui si è sottoposto il 2 luglio, su sua richiesta, Ikram Ijaz, il 28enne cugino di Saman Abbas, la ragazza pachistana scomparsa da due mesi che si presume sia stata uccisa a Novellara, nel reggiano, perché voleva sposare il ragazzo che amava rifiutando il matrimonio combinato imposto dalla famiglia. Il cugino – che era stato arrestato (l’unico della vicenda) il 28 maggio scorso in Francia mentre stava fuggendo a bordo di un autobus in direzione Spagna – è accusato di omicidio premeditato in concorso con i genitori di Saman, lo zio (ritenuto l’esecutore materiale del delitto) e a un altro cugino, tutti ricercati e latitanti tra il Pakistan e l’Europa. Il ragazzo era stato ripreso dalle telecamere dell’abitazione degli Abbas il 29 aprile, il giorno precedente del presunto omicidio, mentre con una pala si dirigeva verso i campi, secondo i carabinieri e la Procura reggiana, a scavare la buca per occultare il cadavere.
«Il nostro assistito ha risposto a tutte le domande. Con questo interrogatorio ha chiarito definitivamente la sua posizione», hanno detto gli avvocati difensori del ragazzo Domenico Noris Bucchi e Luigi Scarcella all’Ansa, dopo l’interrogatorio fiume in cui avrebbe continuato a dichiararsi estraneo ai fatti. Secondo quanto si apprende il 28enne avrebbe raccontato una serie di cose e fornito diversi elementi, dando una propria versione dei fatti, che però non combacia su vari punti con quanto hanno in mano gli investigatori. Subito dopo l’arresto, pur non rispondendo alle domande del Gip, il cugino di Saman aveva fatto dichiarazioni spontanee per dire di non aver nulla a che fare con la sparizione della ragazza. Una posizione che sarebbe stata ribadita venerdì, in modo più articolato, ma che continua a non convincere gli inquirenti, che per la prima volta hanno avuto l’occasione di rivolgere domande a uno degli indagati, visto che gli altri quattro sono irreperibili.
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