La denuncia di Saman contro i genitori (sette giorni prima di sparire): «Trattengono i miei documenti, sono chiusi a chiave nell’armadio»

La 18enne pachistana temeva che lo zio potesse ucciderla. Lei, però, voleva a tutti i costi i suoi documenti al punto da scappare dalla comunità, dove si sentiva «reclusa», e sfidare la sua famiglia

Saman Abbas, la 18enne pachistana scomparsa lo scorso 29 aprile da Novellara (Reggio Emilia), aveva capito tutto. Temeva che lo zio materno potesse ucciderla, aveva sentito una conversazione tra lui e sua madre. E anche per questo, forse, voleva chiudere una volta per tutte i rapporti con la famiglia d’origine. Prima di scappare via, però, pretendeva i suoi documenti. Ed è per questo motivo che, all’improvviso, Saman lascia la comunità dove si trovava dopo essere stata allontanata dai suoi genitori (che avrebbero voluto farla sposare in Pakistan con un cugino), per recarsi a casa dove avrebbe chiesto i suoi documenti. «In comunità mi sentivo come reclusa, non potevo condurre una vita normale e non potevo lavorare. E allora sono tornata a casa per recuperare i miei documenti», queste le sue parole che emergono da una denuncia presentata lo scorso 22 aprile, così come riportato dal programma di Rete 4 Quarto Grado.


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I documenti di Saman

Nel corso dell’ultima visita di Saman a Novellara, nella sua casa in mezzo alle serre, i genitori non l’avrebbero picchiata ma si sarebbero «arrabbiati» per il suo comportamento, per la sua scelta di denunciare e andare in comunità. I suoi documenti, intanto, sarebbero stati «chiusi a chiave nell’armadio del padre»: «Me li trattengono e per questo sono intenzionata a denunciarli». «Quando a casa mia, poco prima, mi avete chiesto i documenti – spiegava, riferendosi alle forze dell’ordine – io li ho chiesti a loro e i miei genitori non me li hanno voluti consegnare». «Alla vostra richiesta di consegnare i documenti – proseguiva Saman – mio padre ha risposto che non li avevano e, in lingua pachistana, a me ha detto di dire a voi che li avevo persi».

Il racconto del fratello minore di Saman

La sua famiglia era pronta a organizzare la partenza e, dunque, il matrimonio in Pakistan. Peccato che Saman non volesse farlo, per nessuna ragione. «Anche mio cugino non voleva sposarsi, ha 29 anni», precisa ancora nella denuncia. Lei, invece, solo 18. Per la famiglia, comunque, quel no sarebbe stato un «disonore». Da qui, secondo gli inquirenti, la decisione di fargliela pagare. Costi quel che costi. Ed è il fratello minore della ragazza a raccontarlo nell’interrogatorio: «Papà ha chiamato mio zio dicendogli che Saman fosse andata via di nuovo», solo dopo essere riuscita probabilmente a recuperare i documenti. Lui a quel punto avrebbe risposto «arrivo, ora ci penso io». Quello che è accaduto dopo nessuno lo sa. L’unico cugino arrestato non ha ancora fornito elementi utili alle indagini mentre tutti gli altri sospettati, compresi i genitori della ragazza, sono fuggiti. «Tutti abbiamo paura di mio zio, secondo me l’ha uccisa strangolandola», ha aggiunto il ragazzo che ormai da giorni collabora con gli inquirenti per far luce sulla scomparsa della sorella.

Il corpo di Saman non è ancora stato trovato

Come spiegato a Open dalla sindaca di Novellara, sembrerebbe che a Saman più volte fosse stato detto di evitare il rientro improvviso a casa dalla famiglia. Non temevano tanto un omicidio. Si temeva, più che altro, un rapimento, con conseguente viaggio e matrimonio forzato in Pakistan, o nelle peggiori delle ipotesi le botte. Ma potrebbe essere andato anche peggio. Le forze dell’ordine, così come i servizi sociali, da quanto apprendiamo, pare avessero spiegato alla ragazza che non fosse nemmeno necessario chiedere quei documenti ai genitori. Sarebbe bastato duplicarli. E, invece, quella sua voglia di essere libera, di avere dei documenti subito per andare dove voleva, avendo già compiuto i 18 anni, le è costato, secondo chi indaga, la vita. Al momento, tra l’altro, il suo corpo non è ancora stato trovato: si continua a cercare senza sosta.

Foto in copertina: elaborazione di Vincenzo Monaco per OPEN

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