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A Novellara, dove nessuno conosce Saman Abbas ma tutti la piangono: «È stata un’esecuzione» – Il video

10 Giugno 2021 - 07:00 Fabio Giuffrida
Il piccolo comune di 13mila abitanti, in provincia di Reggio Emilia, è sotto shock. Saman non la conosceva nessuno: non usciva mai di casa. Carabinieri e servizi sociali avevano paura per lei. Nessuno, però, pensava che si potesse arrivare a tanto

Saman Abbas è sparita nel nulla, di lei si sono perse le tracce il 30 aprile. Chi indaga, però, non ha dubbi: è morta. Adesso, infatti, si cerca il suo cadavere nelle campagne, dove magari è stato occultato il corpo. Le speranze che sia viva sono pressoché nulla. Altro che fuga all’estero. A uccidere la 18enne pachistana di Novellara – piccolo comune di 13mila anime, in provincia di Reggio Emilia, con 2mila stranieri, molti dei quali indiani, cinesi e pachistani – potrebbe essere stato lo zio. La famiglia, infatti, non avrebbe accettato il fatto che la ragazza avesse detto di no, in maniera anche piuttosto convinta, al matrimonio combinato in Pakistan con un cugino. Una lesione all’onore che avrebbe portato lo zio a progettare quella che la sindaca di Novellara definisce una «esecuzione». Saman potrebbe essere stata strangolata, come ha dichiarato ai carabinieri il fratello 16enne, adesso seguito dai servizi sociali.

Non usciva mai di casa

Nel piccolo comune di Reggio Emilia nessuno conosce Saman. Non è mai andata a prendere un gelato o un cappuccino nel bar della piazza. Tutti l’hanno vista per la prima volta in tv. Saman, infatti, viveva – così pare – reclusa nella sua casa, insieme ai genitori, che lavoravano in un’importante azienda agricola della zona e che non frequentavano il centro islamico del paese. Non era ben integrata, ha frequentato la scuola per pochissimo tempo, appena sei mesi (nell’istituto comprensivo nessuno la conosce), poi è rimasta in “silenzio”. Nel novembre scorso ha trovato il coraggio di rivolgersi ai servizi sociali del comune chiedendo aiuto: li ha avvertiti – apprendiamo – che i suoi genitori avevano comprato dei biglietti per il Pakistan, probabilmente per costringerla ad unirsi al cugino. Lei non voleva, non sarebbe mai partita. Non c’era storia. Da quel momento è cominciato l’incubo. Senza fine.

Tutti avevano paura per lei

Allontanata da casa, è stata trasferita in una comunità protetta dove, però, Saman, anima ribelle, tipica della sua età, sarebbe andata via più volte. L’ultima, quella che gli è costata la vita, per andare a recuperare i documenti a casa sua, nonostante sia i carabinieri sia i servizi sociali le avessero chiesto di non farlo (anche perché i documenti non erano di certo un problema, si potevano duplicare e questo lei lo sapeva bene). Le forze dell’ordine temevano che potessero rapirla o che la mandassero, di forza, in Pakistan. E, invece, potrebbe essere successo il peggio. Quello che nessuno si sarebbe mai aspettato. L’omicidio.

Il ruolo dello zio e il sogno di essere libera

A ucciderla, secondo le prime risultanze investigative, potrebbe essere stato lo zio (ancora irreperibile, a differenza del cugino estradato dopo essere fuggito in Francia). Lo zio sarebbe arrivato a Novellara solo alla fine del 2019. Ed è qui che sorge un dubbio: come mai Saman ha iniziato ad avere paura solo quattro mesi dopo l’arrivo dello zio? Perché prima non aveva esternato timori? Il rischio è che lo zio potrebbe aver esercitato un’influenza negativa sui genitori della giovane facendo credere loro che il comportamento della figlia, in qualche modo, ledeva l’onore della famiglia e che, dunque, andava vendicato. Il suo ruolo in questa vicenda potrebbe essere centrale ma saranno le indagini, ormai a una svolta, a dirlo con certezza. Una cosa è sicura: Saman non avrebbe mai accettato un matrimonio forzato. Anche se non usciva in paese, infatti, aveva un fidanzato. Sognava di essere libera. Con chi lo avrebbe deciso lei. Non la famiglia.

I matrimoni combinati? Pratica diffusa in Pakistan

Nella stessa situazione di Saman, purtroppo, potrebbero trovarsi tante altre ragazze, anche a Novellara. Ne è convinta la sindaca Elena Carletti, secondo cui i matrimoni combinati in Pakistan (e non solo) sarebbero una pratica diffusa e nota. La verità è che, ancora oggi, c’è chi non ha trovato la forza di denunciare. Per paura, forse, di fare la stessa fine della povera Saman.

Foto e video di Fabio Giuffrida per OPEN

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