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Saman voleva sposarsi con il fidanzato (conosciuto sui social) e aveva scelto anche l’abito da sposa

27 Giugno 2021 - 12:20 Fabio Giuffrida
saman abbas matrimonio fidanzato
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La giovane pachistana è tornata a casa per ottenere i suoi documenti e sposarsi con il ragazzo che amava. E che le aveva chiesto di convolare a nozze durante una vacanza a Roma

Mentre si continua a cercare il corpo di Saman Abbas, la 18enne pachistana scomparsa il 29 aprile da Novellara (Reggio Emilia), si fa sempre più chiaro il quadro in cui sarebbe maturato l’omicidio. Saman, infatti, potrebbe essere stata uccisa dalla famiglia perché non voleva sottostare al matrimonio combinato con il cugino in Pakistan. Lui, 10 anni più grande, lei appena 18enne innamorata, invece, di un ragazzo conosciuto su TikTok con il quale aveva condiviso una vacanza a Roma. E, proprio lì, lui le avrebbe chiesto di sposarsi. Come riporta Quarto Grado, Saman aveva scelto persino il suo abito da sposa, un vestito che avrebbe ordinato dal Pakistan, per rispettare la tradizione. Saman voleva essere una donna libera, voleva scegliere lei l’uomo con cui condividere la sua vita. I suoi genitori no: avevano già deciso tutto. Saman avrebbe dovuto sposare il cugino nel mese di giugno (in realtà ci avevano già provato mesi prima, senza riuscirci). I biglietti c’erano già, era tutto fatto.

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Il fidanzato: «Ci aspettavamo di essere più protetti»

E, invece, Saman si è opposta, con forza, con grande coraggio, fino all’ultimo. Una circostanza che la giovane raccontava al suo fidanzato e che, secondo gli inquirenti, le è costata la vita. A ucciderla potrebbe essere stato lo zio Danish, scappato dall’Italia insieme ai genitori e al cugino di Saman (l’altro cugino, invece, è stato fermato e arrestato). «Ci aspettavamo di essere più protetti, più di quello che abbiamo fatto… abbiamo segnalato, abbiamo denunciato. Non ci aspettavamo che potessero ucciderla per punizione, per non aver accettato il loro progetto. Questa è ignoranza, tradizioni di villaggio che portano a queste situazioni», ha raccontato il fidanzato di Saman, anche lui pakistano e islamico, al programma di Rete 4.

I documenti le servivano per sposarsi

Quella voglia di libertà, quella proposta di sposarsi potrebbe aver segnato il destino di Saman. Una volontà che i due non avrebbero riferito ai genitori di lei ma soltanto ad alcune persone a loro vicine. Secondo il fratello di Saman, però, durante l’ultimo litigio tra la sorella e i suoi genitori, il papà le avrebbe chiesto «se volesse sposare qualcuno». Sapevano qualcosa o avevano il sospetto che lei volesse sposare il fidanzato? Per loro un matrimonio non combinato sarebbe stato un disonore, una vergogna. Come avrebbero fatto a giustificarlo in Pakistan? Da qui, secondo chi indaga, la decisione di non consegnarle i documenti, che i genitori tenevano «chiusi a chiave in un armadio». Quei documenti a Saman servivano per sposarsi. Ecco perché ha lasciato la comunità, dove si trovava da mesi, per andare a Novellara a riprenderseli. Le forze dell’ordine, così come i servizi sociali, però, le avevano detto in più occasioni – come apprende Open – che sarebbe stato meglio non presentarsi a casa all’improvviso e soprattutto che quei documenti li avrebbero potuti duplicare. Non c’era bisogno di chiederli ai genitori.

Si cerca il corpo di Saman

Ma lei, Saman, che non vedeva l’ora di scappare da quella “gabbia”, che era diventata la sua famiglia e la comunità dove non riusciva «nemmeno a lavorare», voleva fare tutto da sola. E subito. Lei che, per mesi, ha tentato di nascondere la sua relazione con il ragazzo che abitava a Roma, visto che temeva una reazione di mamma e papà. Ora, mentre le indagini proseguono (cinque i familiari accusati di omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e occultamento di cadavere), si cerca il corpo della giovane pachistana. Venti i punti individuati tramite l’elettromagnetometro: fondamentale, tra l’altro, l’utilizzo dei Detection dogs, ovvero di una speciale unità cinofila arrivata direttamente dal Canton Ticino. Al momento, però, di Saman non c’è traccia.

L’ambasciatore pakistano in Italia: «La famiglia si unisca alle indagini»

A dare la svolta alle indagini, e dunque a portare al ritrovamento del corpo di Saman, qualora fosse stata uccisa (come sostiene con fermezza chi indaga), potrebbero essere le testimonianze di chi sa e finora non ha parlato. Da qui l’appello, di qualche giorno fa, dell’ambasciatore del Pakistan in Italia, Jauhar Saleem: «Il governo e il popolo del Pakistan non tollerano alcun atto di violenza o oppressione contro le donne nel mondo per non parlare di quelli perpetrati su uno dei nostri figli o figlie – ha detto – Ho denunciato quello che sembrava essere un orrendo atto criminale, chiedendo ai membri della famiglia di Saman di farsi avanti e unirsi alle indagini nell’interesse della verità e della giustizia». Ma finora tutto tace (eccetto il fratello minore della ragazza che sta collaborando attivamente alle indagini).

Foto in copertina: QUARTO GRADO | MEDIASET

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