L’ecatombe del concorso Stem. I candidati: «Due minuti per rispondere a quesiti di matematica: siamo insegnanti o macchine?» – Le interviste

Il procedimento “semplificato” del quiz a crocette voluto dal ministero ha generato tantissime bocciature. Il risultato? Centinaia di cattedre vacanti

Si sono concluse giovedì 8 luglio le ultime prove dei concorsi Stem per l’arruolamento di insegnanti di materie scientifiche nelle scuole medie e superiori italiane. E, senza girarci troppo intorno, sin dal primo giorno è stata una continua débâcle, con centinaia di bocciature tra i concorsisti di tutta Italia. 6.129 i posti in cattedra disponibili. Ma guardando ai numeri di quanti hanno superato la prima prova scritta e devono ancora superare la prova orale, è ovvio che centinaia di cattedre siano già da considerarsi scoperte. Perché? Il numero degli ammessi alla prova orale è ben al di sotto delle cattedre vacanti da coprire proprio grazie al concorso. E, a giudicar dalle testimonianze di chi ha partecipato alle prove, a prescindere dall’averla superate o meno, a esser bocciata è proprio la procedura semplificata introdotta per i concorsi pubblici dalla riforma Brunetta, ritenuta non idonea per giudicare i possibili futuri insegnanti delle scuole italiane. 


«Questo sistema a crocette rischia di far passare anche chi tira a indovinare e ha un po’ di fortuna»

Già, perché anche tra chi ha superato la prova scritta e dovrà affrontare l’orale, ci sono comunque molte perplessità. E il caso di A., unico promosso tra una ventina di altri candidati per la classe concorsuale A026. «Ho superato la prova con un punteggio lievemente superiore ai 70/100 richiesti. Certo – confida a Open – sono felice che il mio impegno, lo studio e le competenze acquisite nel tempo siano state ripagate, per ora. Poi vedremo cosa succederà con la prova orale, ma non posso che dirmi soddisfatto, malgrado tutto». Ma è proprio su quel «malgrado tutto» che chiediamo spiegazioni. «Alcuni quesiti – prosegue – erano troppo specifici per il ruolo che si andrà a coprire. Ma è pur vero che il nostro sapere di docenti non può né deve limitarsi alle nozioni che si andranno a insegnare agli studenti. Certo è che diversi quesiti richiedevano più tempo per essere risolti». 


E aggiunge: «Il test a crocette può esser utile per una prima scrematura dei candidati, ma è asettico. In alcuni casi, in questo tipo di concorsi, il superamento della prova può essere anche frutto di mera fortuna, considerando che le risposte sbagliate oppure omesse non comportavano una riduzione del punteggio finale. Magari è successo anche nel mio caso, per carità. Però se consideriamo il ruolo e il valore dell’insegnante, bisognerebbe andare un po’ oltre il nozionismo delle crocette. Da qualche parte si deve iniziare, ma forse le domande più complesse le avrei inserite nella fase dell’orale, anche per valutare se il docente sa accompagnare e coinvolgere gli studenti su quesiti più complessi». 

«Cercavano docenti o delle macchine di calcolo?»

Nella stessa classe di concorso era presente anche S., che però non ha raggiunto i 70/100 necessari per raggiungere l’orale. Il suo risultato? 68/100. E a Open commenta: «Al momento ho un lavoro a tempo determinato. Ho voluto fare un tentativo con il concorso, ma non l’ho passato». E anche S. contesta i tempi troppo ristretti per rispondere ad alcuni quesiti: «Impossibile rispondere a tutte le domande in 100 minuti. Serviva più tempo. Alcune erano abbastanza intuitive, altre o le si sapeva o non le si sapeva, altre richiedevano tempo per ragionare e fare i dovuti calcoli. Cercavano docenti o delle macchine di calcolo?». I toni usati sono amari e sconsolati, perché «col senno di poi, con un po’ di fortuna, se non avessi saltato alcune domande e avessi messo qualche crocetta a caso e anche solo una di queste fosse stata giusta, sarei passata all’orale». E conclude: «Non sarebbe stata una grandissima soddisfazione arrivarci così, comunque. Ma forse avrei potuto dimostrare quello che da un test a crocette non può emergere. Ci saranno altre occasioni, spero».

«In Italia noi giovani non andiamo mai bene: o si è troppo o troppo poco»

R. ha invece partecipato al test della classe concorsuale A028, per l’insegnamento di matematica e scienze. Anche lei non ha superato il test e come gli altri candidati lamenta il poco tempo a disposizione per rispondere ai quesiti. «Non eravamo in tanti, l’han passato giusto un paio di persone», racconta. «Ho due lauree, ma il test è andato malissimo – spiega -. Alcuni quesiti, ripensandoci ora con più calma, non erano del tutto impossibili, ma sono andata in crisi vedendo altre domande ben più difficili e ho iniziato a sbagliare anche le cose più semplici. Ma questo è un altro discorso. Alcune domande – racconta ancora R. – erano però davvero esagerate: cose mai viste nei programmi universitari né lette nei volumi di preparazione». E R. aggiunge: «Un po’ mi vergogno, anche perché con tutta la preparazione universitaria che ho alle spalle mi sembra sia stato tutto inutile e sono un po’ demoralizzata. Per le offerte di lavoro che ci sono in giro in Italia o sono troppo o troppo poco, non vado mai bene. E allora come faccio esperienza?». Ma R. a mano a mano riacquisisce un po’ di sicurezza: «Ho sempre voluto far l’insegnante, ho avuto ottime maestre e docenti. Ci proverò ancora. Prima o poi spero di farcela».

Foto in copertina: Photo by ThisisEngineering RAEng on Unsplash

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