Immuni, 11 milioni di download per una app fantasma. Luca Ferretti: «Funziona solo se si lega ad altri servizi» – L’intervista

Ora su Immuni è possibile scaricare e conservare il Green Pass: una funzione che ha riacceso l’interesse nella app che nell’ultimo mese ha totalizzato un milione di download

11.602.915 download ma solo qualche decina di notifiche al giorno. Secondo i numeri pubblicati sul sito ufficiale, Immuni è diventato un servizio fantasma. Per contare gli utenti che sono stati registrati positivi nel mese di giugno non serve nemmeno un foglio di calcolo su Excel: sono stati in tutto 177. Nelle regioni in cui i segnalati sono meno di 6 non è stato nemmeno indicato il dato. L’app per il contant tracing è stata firmata dalla ministra dell’Innovazione Paola Pisano e dalla software house di Milano Bending Spoon. Pisano non è entrata nella squadra di governo di Mario Draghi e Bending Spoon non segue più il progetto, al momento in mano a Sogei e Pago Pa. Eppure Immuni è restata sui nostri smartphone, almeno per quelli che nell’ultimo anno non l’hanno cancellata per fare spazio ad altro. Con l’ultimo aggiornamento sembra abbia trovato una nuova collocazione.


Ora su Immuni è possibile scaricare e conservare il Green Pass, sia quello che si ottiene dopo una dose che quello che si ottiene una volta completato il ciclo di vaccinazioni. Una funzione che ha riacceso l’interesse sull’app che nell’ultimo mese ha totalizzato un milione di download. Luca Ferretti è una ricercatore di Oxford specializzato in app di contact tracing. È lui che ha seguito l’andamento e lo sviluppo dell’app Nhs, l’omologo di Immuni sviluppato nel Regno Unito che invece è stato fondamentale per la gestione della pandemia.


È passato circa un anno dall’arrivo delle app di tracciamento. In alcuni Paesi, come l’Italia, sono state di fatto abbandonate. Cosa è successo?

«Nel caso italiano quello che non ha funzionato è il raccordo tra le app e il sitema della sanità pubblica. Senza test e senza codici di positività questi strumenti non servivono a nulla. Era necessario che il sistema sanitario tracciasse il positivo. Molte regioni, non so quanto volontariamente, hanno smesso di inserire i codici. Senza i codici molte persone non sono state tracciate e l’app così non ha avuto nessun effetto sull’epidemia».

Nel Regno Unito con l’app del National Health Service le cose non sono andate così.

«L’app tedesca e quella inglese hanno rilasciato entrambe oltre un milione di notifiche. L’app inglese solo in questo momento sta tenendo in quarantena circa 600 mila persone. In Italia non si sono mai raggiunti questi dati».

Al momento le notifiche inviate da Immuni dal suo esordio sono poco meno di 100 mila.

«Mediamente, ma questo è un problema globale, queste app sono state utilizzate da un numero troppo ristretto di persone».

Dopo l’ultimo aggiornamento, sull’app Immmuni si può scaricare il Green Pass. Sarebbe stata una strategia migliore legare fin da subito altri servizi a queste app?

«Assolutamente sì. È quello che si è fatto in Inghilterra. Con l’app inglese è possibile fare il test dei sintomi, richiedere un tampone e fare una scansione del Codice Qr quando si entra nei locali pubblici. Sempre dalla stessa app è possibile attivare anche un servizio di notifica della situazione epidemiologica: si resta aggiornati su quali sono localmente le misure in vigore. Tutto questo ha aiutato la gente ad essere più invogliata ad utilizzarla e ha anche reso più facile il processo di gestione dei codici per ottenere i certificati necessari a muoversi».

Con Immuni, anche se arrivava la notifica, mettersi in quarantena restava una scelta del cittadino. È così anche nel Regno Unito?

«Sì, è sempre un sistema anonimo basato sulla buona volontà delle persone».

In Italia il sistema di tracciamento è andato in tilt con la seconda ondata. Ora i casi sono di meno ed è importante monitorarli per non far esplodere le varianti. C’è speranza di tornare ad usare Immuni?

«Se l’esperienza inglese vuol dire qualcosa, l’app potrebbe essere utile ma non benvenuta. In questi giorni l’app inglese è sotto attacco perché ha funzionato bene. Ci sono tante notifiche e molte persone si sono messe in quarantena. C’è chi vorrebbe che mandasse meno notifiche e chi spinge per disinstallarla. In Italia vedo di più la possibilità che venga usata per servizi ausiliari come appunto il Green Pass».

Le app di contact tracing nell’ultimo anno hanno aperto nuovi scenari alla tecnologia. Dagli esperienze che sono state fatte nei vari Paesi è possibile conservare qualcosa per il futuro?

«La speranza di molti studiosi nel nostro campo è che tutto questo sforzo sulle app porti a una medicina personalzizata: un servizio che permetta alle persone di sapere qual è il livello rischio, conoscere quali malattie circolano nelle zone in cui si vive e decidere come prevenirle. Ci sono sperimentazione in questa direzione che mirano a dare più autonomia alle persone nella gestione della loro salute».

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