Green pass per lavorare, la proposta di Confindustria non piace a Landini: «Spero che sia il caldo»

Il segretario della Cgil: «In questo anno di pandemia i lavoratori sono sempre andati in fabbrica in sicurezza. Rispettando i protocolli e le norme di distanziamento. Non sono le aziende che devono stabilire chi entra e chi esce»

L’idea di Confindustria sul Green Pass obbligatorio per lavorare non piace al segretario della Cgil Maurizio Landini. «Spero che sia il caldo. In questo anno di pandemia i lavoratori sono sempre andati in fabbrica in sicurezza. Rispettando i protocolli e le norme di distanziamento. Non sono le aziende che devono stabilire chi entra e chi esce», dice oggi in un’intervista a La Stampa. Ieri è trapelata la mail che la direttrice generale di Confindustria Francesca Mariotti ha inviato ai direttori del sistema industriale. Nel testo si scrive che «l’esibizione di un certificato verde valido dovrebbe rientrare tra gli obblighi di diligenza, correttezza e buona fede su cui poggia il rapporto di lavoro. In diretta conseguenza di ciò, il datore, ove possibile, potrebbe attribuire al lavoratore mansioni diverse da quelle normalmente esercitate, erogando la relativa retribuzione; qualora ciò non fosse possibile, il datore dovrebbe poter non ammettere il soggetto al lavoro, con sospensione della retribuzione in caso di allontanamento dell’azienda».


Ma Landini non ci sta: «Certamente una scelta di questo tipo la può compiere solo il governo. I lavoratori sono stati i primi, durante la pandemia, a chiedere sicurezza arrivando addirittura allo sciopero per ottenerla. Io mi sono vaccinato e sono perché tutti si vaccinino. Ma qui, diciamolo, siamo di fronte a una forzatura. Non va mai dimenticato che i lavoratori sono cittadini e hanno i diritti e i doveri di tutti i cittadini. Confindustria, piuttosto, si preoccupi di far rispettare gli accordi contro i licenziamenti». Il segretario della Cgil propone un accordo in cui governo, imprese e sindacati concordino le scelte più rilevanti per la riconversione ecologica del sistema industriale italiano e la difesa dell’occupazione.


«Serve una politica industriale che promuova investimenti in Italia e che faccia tornare qui il lavoro precedentemente delocalizzato», spiega. Sostenendo che «non è sovranismo. È mettere al centro il lavoro in Italia. E questo è vero soprattutto oggi, nel cuore di una trasformazione profonda del nostro sistema industriale ed economico. Ci sono nuovi prodotti per un nuovo modo di vivere. Ad esempio gli autobus elettrici, i treni a idrogeno dovremo comperarli all’estero o potremo produrli noi e venderli anche agli altri Paesi?».

Chi è Francesca Mariotti

Francesca Mariotti, la dirigente dell’associazione degli industriali che ha proposto il Green Pass per lavorare, è dal 17 luglio direttore generale di Confindustria oltre che Direttore dell’Area Politiche Fiscali. Di mestiere è avvocato e revisore legale. Si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. È componente del Comitato per la Corporate Governance di Borsa Italiana e del Comitato per gli Operatori di Mercato e degli Investitori (COMI) della Consob. È stata anche consigliere di amministrazione di Mediaset.

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