Luca Zaia contro i no vax: «Se inventassero oggi la penicillina direbbero che la muffa non se la iniettano»

Il presidente della Regione Veneto all’attacco: «Se facciamo un tampone veniamo accusati di infilare microchip nel naso dei bambini. I leghisti in piazza? Non è la linea del partito»

Sui vaccini sta saltando il patto sociale. In questo clima se inventassero la penicillina la gente sui social network direbbe che la muffa non se la inietta. E i leghisti che vanno in piazza contro il Green Pass non danno la linea al partito. Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia in un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera va all’attacco dei no vax ma anche di quegli eletti nel Carroccio che hanno parlato alle manifestazione dei Comitati per la Libera Scelta, che contestano i vaccini, l’obbligo vaccinale e la Certificazione Verde Covid-19. Aprendo così una frattura ancora più sostanziosa in un partito che fino a ieri era graniticamente con il segretario Matteo Salvini.


Luca Zaia e i leghisti in piazza contro il Green Pass

Zaia se la prende prima di tutto con i no vax: «Siamo passati da una sanità pubblica che faceva profilassi a scuola a un punto in cui è difficile fare un tampone perché veniamo accusati di infilare microchip nel naso dei bambini. Fare il nostro dovere sta diventando un problema». Secondo il presidente della Regione Veneto «se invochiamo la libertà per qualsiasi cosa stiamo perdendo di vista il bene comune. Oggi riguarda i vaccini, domani riguarderà qualunque scelta di sanità pubblica». E a chi dice che il vaccino è arrivato troppo in fretta risponde così: «Le conoscenze per preparare un vaccino non sono più quelle di 50 o 60 anni fa. Ma il problema vero è che in questo clima se inventassero la penicillina avremmo i social pieni di gente che dice che la muffa non se la inietta. Qui sta saltando il patto sociale. E presto ne pagheremo le conseguenze».


Zaia se la prende con la gente che sostiene che per Covid-19 «gli ospedali non servivano, bastavano le cure domiciliari. In Veneto 22mila persone hanno avuto bisogno di essere ricoverate. Sostenere che tutti si possano curare a casa significa non dire la verità». Poi, la stoccata finale ai vari Siri, Borghi e Bagnai: «La Lega è sempre stata un partito dalla composizione sociale variegata, ci sta che qualcuno non la pensi come te. Detto questo, non mi risulta che il partito abbia deciso di rinnegare l’attività dei propri sindaci, amministratori, presidenti e sindaci. Un discorso è discutere legittimamente sull’obbligatorietà, come fa il segretario Salvini. Altra cosa è farsi portatori di una linea in cui io assolutamente non mi identifico. E mi rifiuto di pensare che sia quella del partito».

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