Green pass nelle mense della Polizia: il governo cambia idea

Una circolare del caposegreteria e prefetto Sergio Bracco esenta dall’obbligo di presentazione del lasciapassare per l’accesso alle mense di servizio di Questure e prefetture. E la Certificazione Verde Covid-19 non serve nemmeno per celebrazioni religiose e processioni

Una circolare della Polizia di Stato datata 5 agosto esenta dall’obbligo di presentazione del Green Pass per l’accesso alle mense di servizio di Questure e Prefetture. A meno che ad accedere non siano persone esterne od ospiti. E l’interpretazione del caposegreteria e prefetto Sergio Bracco potrebbe essere utilizzata anche per far saltare gli altri obblighi di presentazione della Certificazione Verde Covid-19 nelle aziende. Come ha fatto ieri la Regione Piemonte alla vigilia dello sciopero indetto dalla Fim-Cisl e dalla Fiom-Cgil della Hanon di Campiglione Fienile. Che prima ha annunciato il Green Pass obbligatorio pena l’addio alla mensa. E poi ha fatto dietrofront offrendo un tendone a chi non aveva il lasciapassare.


Aggiornamento 14 agosto: L’obbligo di Green pass arriva anche per le mense delle forze armate e delle forze di polizia anche a seguito delle indicazioni fornite dal ministero della Salute. Lo fanno sapere all’agenzia di stampa Ansa fonti di Governo, dopo che nei giorni scorsi erano state diramate circolari interne che esentavano le mense “obbligatorie di servizio” di militari e forze dell’ordine dalla presentazione del pass.


La circolare della Polizia che esenta dal Green Pass le mense di Questure e Prefetture

A raccontare della circolare della Polizia di Stato è oggi la Repubblica. Nel primo paragrafo dedicato alle mense di servizio si chiarisce che «le attività connesse con la fruizione del vitto sono consentite a tutto il personale, fermo restando il rispetto dei protocolli o delle linee guida dirette a prevenire o contenere il contagio». Secondo la circolare si applica il decreto 105 che istituisce il Green Pass obbligatorio soltanto «per quanto concerne l’accesso di persone esterne/ospiti». L’interpretazione della Direzione Sanitaria e Welfare della Regione Piemonte invece era giuridicamente più complicata. Secondo l’ente il decreto legge 105 si collega al 52 del 22 aprile, che era stato interpretato da una circolare del ministero dell’Interno. Questa circolare di Luciana Lamorgese cita il Dpcm del 2 marzo scorso che fa esplicita esclusione delle «mense aziendali e servizi di catering su base contrattuale» dalle chiusure o dal contingentamento di orario nelle zone gialle, arancioni o rosse. Seguendo la stessa ratio dei ristoranti interni agli alberghi. La mensa viene quindi equiparata a una «attività di servizio» che non può essere preclusa. Non solo, però: l’esclusione delle mense aziendali dall’applicazione del provvedimento, risulta confermata – specifica la nota di Regione Piemonte – dalla circolare del Ministero dell’Interno Dipartimento di Pubblica Sicurezza, prot. 5 agosto 2021, n.4073, in fase di pubblicazione.

Niente Green Pass a messa

In attesa di sapere se la decisione del Piemonte farà scuola anche nelle altre regioni provocando così una demolizione progressiva dell’obbligo di Green Pass nelle mense aziendali, c’è una serie di altre attività esentate dalla Certificazione Verde Covid-19. Ovvero messe, processioni e celebrazioni liturgiche. Come ha precisato una nota della Conferenza Episcopale Italiana, «la certificazione non è richiesta per partecipare alle celebrazioni. Si continuerà a osservare quanto previsto dal Protocollo CEI-Governo del 7 maggio 2020, integrato con le successive indicazioni del Comitato Tecnico-Scientifico: mascherine, distanziamento tra i banchi, comunione solo nella mano, niente scambio della pace con la stretta di mano, acquasantiere vuote». Saranno invece ancora valide le raccomandazioni e le misure comunicate l’11 giugno 2020, ovvero il protocollo stipulato dalla Cei e dal ministero dell’Interno: «obbligo d’indossare la mascherina e di mantenere una distanza interpersonale di 2 m per coloro che cantano e 1,5 m per tutti gli altri fedeli. Ciò, in modo particolare, per evitare assembramenti. Queste misure – spiega la Cei – tenendo conto della varietà di tradizioni e delle diverse prassi nelle Diocesi, sono ancora attuali e possono continuare a essere garantite. Criteri di riferimento restano il buon senso e l’andamento della situazione epidemiologica nel luogo e nel momento in cui si svolge la processione».

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